PARIGI - “À fleur de peau” è il titolo della mostra che aprirà domani, 23 novembre, al pubblico nelle sale dell’Hotel de Galliffet, prestigiosa sede dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi.
Aperta sino al 27 gennaio 2023, la mostra è a cura di Angela Ghezzi, che ha invitato sei artisti italiani a una riflessione sul corpo: la percezione del corpo, il suo posto di fronte alle sfide del mondo moderno e la sua interazione con la società contemporanea, ma anche il superamento della sua dimensione spirituale, che raggiunge l'estasi nell'arte. Dalla sublimazione erotica di Marco Cornini all'elevazione sacra di Salvatore Alessi, attraverso l'espressione del desiderio in Daniele Galliano e Leo Ragno, allo sguardo più meditativo e riflessivo di Samantha Torrisi e Alessandra Maio.
Marco Cornini affronta la dimensione carnale in modo eloquente con le sue sculture di donne raffigurate con sicumera nella loro intimità. Si percepisce un delicato tremore nell’uso della terracotta che contribuisce a esprimere intensità dell’opera, mettendo così in risalto la bellezza e la sensualità delle sue modelle. Ce ne fa partecipi. Sculture di donne prima solitarie e poi sorprese in tenere effusioni amorose. Donne che desiderano affermazione, esprimendo un desiderio di libertà e quindi resilienti di fronte allo sciovinismo spesso restrittivo purtroppo ancora presente nell’immaginario o nell’inconscio maschile.
Con Leo Ragno, lasciamo la visione iperrealistica e scivoliamo in una dimensione più eterea. Le sue opere ci parlano del ricordo e della sua parziale rimozione, che le sfumature di rosa evocano con particolare accuratezza. Colore dell’infanzia quando è tenue, il rosa si carica di una tonalità più intensa man mano che il ricordo diventa più vivido, più erotico. Una grande libertà è lasciata allo spettatore grazie alla raffinata esposizione delle immagini, alla loro “discrezione” al loro “garbo”. Opere dunque delicate, arrendevoli alla dolcezza, alla pazienza e alla ricerca di lentezza e profondità nei rapporti interpersonali.
Con Daniele Galliano, il corpo, oggetto di desiderio e di espressione d’identità sessuale, è spesso isolato. L’energia carnale è presente e si affaccia come una porta aperta su un universo amoroso che trionfa sulla solitudine. Questa visione, che abbiamo già potuto rilevare in Leo Ragno e anche presente nel lavoro di Samantha Torrisi, è un filo conduttore in Daniele, e questo lo si nota nei suoi nudi dalle inquadrature cinematografiche e nelle sue rappresentazioni di una folla immersa nell’acqua.
Samantha Torrisi ci conduce in un universo più intimo, più riflessivo e meditativo. Abbiamo lasciato i piaceri della carne per pensare al posto dell’individuo nel mondo. Le sue tele silenziose ci introducono a una prospettiva positiva e piena di speranza. La nebbia stessa dei suoi dipinti moltiplica, all’interno dei suoi paesaggi, le letture e gli itinerari possibili. Il corpo dell’uomo immerso in ogni sua opera può diventare il luogo di un’Epifania, grazie al gioioso e genuino contatto con la natura che apre alla costruzione di nuovi futuri possibili.
La logica impone un’altra tappa in questo percorso espositivo con l’opera di Salvatore Alessi che ci spinge a lasciare fiorire dentro di noi il Sacro. Per questo si appropria dei fondi d’oro che per diversi secoli d’arte europea sono stati l’emblema del divino, incarnazione assoluta della luce e la materializzazione di uno spazio al di fuori del tempo umano. Salvatore è consapevole del caos del nostro tempo e l’intreccio dei suoi corpi raffigurati in un atto estatico, dipinti in un movimento verso l’alto traducono la sua riflessione e il suo bisogno di un ritorno al Sacro per ritrovare i valori smarriti.
Quanto a lei, Alessandra Maio non cerca di guidarci verso il bagliore e l’estasi del sacro, ma di ribaltare i diktat della perfezione che spesso la società ci impone e che vuole oltrepassare, in particolar modo per quanto concerne il corpo femminile. Alessandra ci invita ad accettare la bellezza delle irregolarità che possono mortificare la pelle, ma soprattutto i sentimenti di una donna se considerate imperfezioni e non unicità. E va oltre, associando ad ogni sua opera una frase poetica, ci porta a pensare che la pelle possa essere quasi un’estensione della mente capace di lavorare al suo fianco per farla (ri)fiorire prima che entri in gioco l’intelletto.

(aise)
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