ZURIGO - “Oggi, qui a Zurigo, una folta presenza di studenti, ricercatori e docenti italiani rispecchia la ricchezza della collaborazione scientifica e tecnologica fra la Svizzera e l’Italia, una delle dimensioni più rilevanti del nostro partenariato bilaterale”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento al Politecnico federale (ETH) di Zurigo, uno dei più importanti centri universitari di ricerca al mondo, che ha visitato questa mattina insieme al Presidente della Confederazione Elvetica Ignazio Cassis. In questa occasione - l'ultimo appuntamento della visita ufficiale in Svizzera - a Mattarella sono stati presentati gruppi di lavoro di ricercatori italiani che si occupano di innovazione e imprenditorialità in vari campi e illustrati i progetti del Gruppo di bioingegneria del Politecnico federale. “Sin dall’inizio dello scorso Millennio, le Università sono state alla base e alle fondamenta dell’Europa, offrendo un tessuto connettivo e favorendo una prima forma di integrazione nell’ambito di quella che veniva chiamata respublica literaria che per secoli ha unito i migliori spiriti del continente”, ha osservato il Capo dello Stato. “Nelle Università, infatti, si incontravano, discutevano e costruivano teorie, persone, docenti e studenti di ogni parte d’Europa, dibattendo spesso con margini più ampi di quelli previsti dagli stessi ordinamenti dell’epoca, e lo facevano in nome della libertà della cultura”. “Il Politecnico Federale, frutto della stagione della “rigenerazione” e delle idealità più elevate contenute nella Carta Costituzionale del 1848 – ha ricordato Mattarella – sin dalla sua fondazione ha fatto proprio e ha sempre sviluppato ulteriormente il patrimonio ideale delle universitas studiorum europee, offrendo all’insegnamento e alla ricerca un terreno fertile nel quale crescere e produrre i risultati migliori”. A Zurigo, ha aggiunto, “una folta presenza di studenti, ricercatori e docenti italiani rispecchia la ricchezza della collaborazione scientifica e tecnologica fra la Svizzera e l’Italia, una delle dimensioni più rilevanti del nostro partenariato bilaterale. Una collaborazione che si inserisce pienamente nel più ampio contesto europeo e contribuisce allo sviluppo economico e al progresso civile e sociale del nostro continente, grazie anche alla preziosa partecipazione delle università svizzere ai programmi europei nel settore della ricerca e della formazione, come Orizzonte Europa e Erasmus+; e mi auguro che possa tornare ad essere una partecipazione a pieno titolo”. Agli studenti, Mattarella ha ricordato come “lo scambio di idee e l’incontro con giovani provenienti da diversi Paesi europei favorisca la formazione di un’autentica coscienza critica e metta in comune le esperienze. Democrazia e libertà - valori essenziali per tutti i popoli europei - hanno bisogno del sapere che le università alimentano. Non possono rinunciare al confronto delle idee e delle conoscenze che dalle università trae origine e trova impulso. Non possono fare a meno della ricerca e delle scienze – preziose e fondamentali - e nel contempo della cultura delle idee, necessaria per governare le tecniche, per coglierne l’impatto sull’organizzazione delle società e sui diritti, per accrescerne le ricadute positive in termini di sviluppo”. In questo senso, ha aggiunto, “l’attenzione riservata dal Politecnico all’insegnamento - accanto alle materie propriamente scientifiche - delle discipline umanistiche riveste grande valore e rispecchia un’attenzione rivolta all’essere umano nella sua complessità”. Riprese le parole di Francesco De Sanctis, più di 150 anni fa professore di letteratura italiana nell’ateneo zurighese – citate anche da Cassis - “Oltre l’ingegnere vi è in voi il cittadino, lo scienziato, l’artista... Prima di essere ingegneri voi siete uomini”, Mattarella ha evidenziato come sia un pensiero “che acquista ancora maggiore rilievo nella terra dove vissero e operarono Rousseau e Pestalozzi, due personalità che credettero nel ruolo fondamentale dell’istruzione per migliorare l’uomo, e che - ne sono certo - definisce la vostra esperienza in questo prestigioso ateneo. Si tratta di una prospettiva appassionante”. “La persona – ha rimarcato – costituisce l’elemento di raccordo tra le varie discipline. Grazie alla centralità della persona e dei suoi valori, i diversi rami della scienza ritrovano il senso di procedere assieme, ampliando i rispettivi orizzonti. E completandoli. Perché, come sosteneva Albert Einstein, “la grande ricerca scientifica, come l’arte, è autobiografia della specie umana, cioè storia e approfondimento di noi stessi”. Auguro a tutta la vostra comunità di proseguire nell’impegno di ricerca e di studio con il medesimo slancio, a beneficio – ha concluso – del nostro futuro comune”. Il tema dei giovani emigrati per studiare o fare ricerca è emerso anche ieri durante l’incontro con la stampa a Berna. Interrogato sul fenomeno, Mattarella ha sostenuto che “in generale, il fatto che molti giovani, anche con un patrimonio acquisito di conoscenze, lascino l’Italia per fare esperienze altrove, come giovani ricercatori, è positivo se è fatto per libera scelta. Come avviene per tanti Paesi, e come sempre più avverrà in un mondo sempre più interconnesso per motivi crescenti. È negativo – ha precisato il Capo dello Stato – se avviene per impossibilità di scelte adeguate nell’ambito del nostro Paese”. “Lo sforzo che l’Italia intende fare è di rendere libera la scelta per i nostri giovani che possono trovare, se vogliono, prospettive concrete nel nostro Paese e, se preferiscono andare all’estero per fare esperienze differenti, lo facciano liberamente, ma non perché costretti. Questo – ha ribadito - è un tema rilevante per il nostro Paese. È molto importante ed è all’ordine del giorno”.
(aise)
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