Cambiare la legge sul voto all’estero non è compito del Governo ma del Parlamento. Potrebbe sintetizzarsi così la riposta del sottosegretario agli esteri Benedetto Della Vedova alla interrogazione con cui Elisa Siragusa, deputata eletta all’estero, chiedeva di modificare la legge Tremaglia introducendo l’opzione inversa – se vuoi votare ti devi iscrivere nel registro degli elettori – come argine ai brogli elettorali.
Nella risposta, Della Vedova rileva che “a favore del mantenimento del sistema attuale si sono finora schierati coloro che attribuiscono al meccanismo dell'opzione inversa (sperimentato ad esempio in occasione del rinnovo dei Com.It.Es.) la responsabilità di una partecipazione molto bassa degli elettori al voto. A favore dell'introduzione dell'opzione inversa sono invece coloro che ritengono che, individuando fin da subito una platea di aventi diritto effettivamente motivati a esprimere il proprio voto, si potrebbero ridurre alcune criticità implicite nel voto per corrispondenza”.
“Considerato che il corpo elettorale degli italiani residenti all'estero è in costante aumento (2.359.807 erano i cittadini iscritti all'Aire nell'anno 2003 contro i 4.537.308 del 2020, pari a +92 per cento), - annota il sottosegretario – dal punto di vista finanziario l'opzione inversa permetterebbe, in primo luogo, di contenere notevolmente gli ingenti costi dell'attuale sistema, stimati in circa 30 milioni di euro per ogni tornata elettorale. Attraverso l'opzione inversa, inoltre, si ridurrebbe il carico di lavoro della rete consolare derivante da invio, successiva ricezione e spedizione in Italia di milioni di plichi, favorendo la regolare erogazione degli ordinari servizi consolari a favore dei connazionali all'estero”.
“L'efficacia dell'eventuale introduzione dell'opzione inversa, in termini di regolarità del procedimento elettorale all'estero, verrebbe sicuramente accresciuta dall'introduzione del voto elettronico”, prosegue il sottosegretario. “La recente sperimentazione, condotta in occasione delle elezioni dei Com.It.Es del 3 dicembre 2021 su un numero limitato di elettori (i residenti in 9 sedi diplomatico-consolari), sembrerebbe in prima approssimazione aver fornito esiti incoraggianti quanto al rispetto dei parametri di sicurezza informatica del voto, oltre che per segretezza e anonimato, garantiti con le tecnologie disponibili e in rispondenza alle linee guida per il voto digitale adottate con il decreto del Ministero dell'interno del 9 luglio 2021”.
“Con riguardo, invece, all'ipotesi di introdurre un doppio e separato invio di certificato e scheda elettorale”, per la Farnesina “una disposizione in tal senso aggraverebbe le procedure elettorali, il cui calendario è già molto fitto e con scadenze serrate da rispettare. Ciò, tenuto anche conto delle distanze e delle diverse condizioni politico-sociali dei vari Paesi coinvolti nell'esercizio del voto all'estero”.
“Una delle principali difficoltà del voto per corrispondenza riguarda, infatti, - spiega Della Vedova – proprio la mancata consegna del plico agli interessati nei tempi previsti dalla normativa, spesso per motivi legati al malfunzionamento e alle inefficienze dei sistemi postali locali. Il duplice e separato invio del materiale elettorale potrebbe ostacolare il rispetto della tempistica prevista per legge, mettendo a rischio la regolarità del voto, senza un significativo miglioramento del livello di segretezza”.
“Anche secondo quanto condiviso dal Ministero dell'interno, la possibilità di modificare il sistema di voto per i residenti all'estero subordinando l'ammissione dell'elettore al voto per corrispondenza ad una sua esplicita e formale manifestazione di volontà – sottolinea Della Vedova – è una questione che implica valutazioni essenzialmente politiche e, quindi, di competenza parlamentare. I disegni di legge al momento presentati in Parlamento sul tema – conclude – appaiono lo strumento più adatto per proseguire la discussione sull'argomento, in merito al quale il Governo sarà sempre pronto a collaborare”. (aise)
Comments