
Visual merchandiser a Parigi, Arianna Fracalossi è la protagonista di questa settimana dello spazio che Mondo Trentino, il portale dell’Ufficio emigrazione della Provincia autonoma di Trento, dedica ai “nuovi” corregionali all’estero. Di seguito il testo della sua intervista.
“D. Chi sei e di dove sei?
R. Sono Arianna, nata a Trento nel ‘92, dove ho vissuto fino al 2009, poi me ne sono andata perché avevo in mente delle cose che non trovavo nella mia città, sono partita per andare a cercarle.
D. Qual è stato il tuo percorso di studi e formativo?
R. Sono laureata in Storia, con una specialistica in Storia Bizantina alla Sorbona a Parigi.
D. Cosa fai ora e dove vivi?
R. In questo momento vivo a Parigi dove sto lavorando come visual merchandiser, mi occupo di curare la comunicazione visuale di un brand attraverso l’organizzazione dello spazio nei vari punti vendita, l’allestimento dei manichini e la teatralizzazione dei prodotti esposti.
D. Per quale motivo hai scelto la Francia, come luogo dove stare?
R. Ho scelto di restare a vivere in Francia perché qui ho studiato e trovato il mio primo lavoro. È stato a Parigi che mi sono sentita per la prima volta indipendente e dove sono riuscita a crearmi una rete di affetti abbastanza solida per decidere di restare, ormai da 12 anni.
D. Per quale motivo in età così giovane hai scelto di frequentare l’ultimo anno di superiori all’estero e trasferirti poi in Francia?
R. Quando a 17 anni ho scelto di lasciare Trento per fare l’anno all’estero, la Francia era uno dei paesi dove mi immaginavo di più vivere perché era un posto dove avevo viaggiato a lungo con la mia famiglia da piccola, a cui legavo delle emozioni forti, di scoperta, di viaggio e di apertura, e che già conoscevo. Alla fine è diventato un posto importante per altri motivi.
D. Che rapporto hai con la tua città d’origine?
R. Ho un bel rapporto, un rapporto malinconico. É un posto che mi manca regolarmente, dove vive tuttora la mia famiglia e che racchiude una parte importante della mia vita. Ogni volta che ci torno mio fratello ed i miei amici mi raccontano di come la nostra generazione si stia costruendo anche attraverso il loro rapporto con la città. Mi sembra ci sia una bella energia nel tessuto culturale locale, soprattutto da parte di associazioni di volontariato, cose piccole ma importanti. Una cosa che sopporto male invece è la barbosa lamentela che si sente di sottofondo facendo il Giro al Sass (Nda passeggiata nel centro storico), la gente che vive in centro a Trento è in media estremamente noiosa!
D. Ci hai parlato di un tuo anno sabbatico, dove lo hai trascorso e cosa ti ha portato a fare?
R. Tra il 2015 ed il 2016 ho trascorso un periodo a Melbourne, in Australia. Mi sono trovata un lavoro come rider per una compagnia di consegne a domicilio che mi ha permesso di crescere, conoscere una bella rete di persone e parlare inglese. Melbourne è una città con una comunità europea ben radicata, come “expat”, è molto facile integrarsi, un po’ meno costruirci qualcosa sul lungo termine, perché la vita di un’europea in Australia è limitata dai tempi corti dei visti. In quel momento preciso della mia vita però, l’Australia mi ha dato una fresca determinazione per tornare in Europa e cominciare un nuovo progetto.
D. Una tua grande passione e che in qualche modo porta avanti anche i tuoi studi universitari in Storia, riguarda tuo nonno, il noto artista trentino Mariano Fracalossi, scomparso nel 2004. Con la collaborazione di tuo padre Adriano Fracalossi, anche lui artista e gallerista della famosa Galleria Fogolino di via S.S Trinità a Trento, stai riportando alla luce molte opere di tuo nonno. Di cosa si tratta?
R. Ho sempre avuto una grande attrazione per lo spazio dell’archivio. Ho frequentato un semestre di Archivistica alla Ca’ Foscari di Venezia durante i miei anni universitari ed avuto l’occasione di studiare agli Archivi di Stato Veneziani. In generale, è l’accumulazione di memoria, la stratificazione di cose, la sensazione apparente di confusione, che mi piace. Anche l’impressione che ogni oggetto archiviato esiste perché parte di un insieme. Il che gli toglie la parte «utile», lo distorce in qualche modo, lo rende legato agli altri oggetti in una sorta di magica completezza. Forse anche in parte legato a questo mio affetto per gli archivi, è nato nel 2021 un progetto che chiamiamo Archivio Fogolino. Il protagonista del progetto è l'archivio della ex Galleria d’arte moderna M. Fogolino, fondata da mio nonno Mariano Fracalossi nel 1966, come centro culturale e spazio espositivo ma poi diventata ben di più… Per la mia storia personale, è stato uno dei luoghi in cui sono cresciuta, ed è stata anche la Galleria gestita da mio padre dal 2004 al 2020, anno della sua chiusura. In seguito alla chiusura, ci siamo trovati di fronte ad un insieme di cose accumulate dal 1966 ad oggi: immagini, opere d’arte, corrispondenze, schizzi, fotografie, frammenti. Così, mi è venuta la voglia di raccogliere il tutto, organizzarlo cronologicamente, analizzarlo, fare un lavoro critico con l’aiuto di mio padre e poi condividerlo e renderlo pubblico. Ci sono varie storie da raccontare, trasversali ed annodate tra loro.
D. Quale filo logico ha questa tua operazione e quali obiettivi? Quali canali utilizzi per la diffusione del tuo progetto? Hai un sito web?
R. Uno degli obiettivi è senza dubbio evitare che il materiale venga dimenticato. Si tratta di un luogo che ha accolto numerosi artisti, e promosso pratiche artistiche, come la calcografia, alle quali vorremmo ridare rilievo facendole conoscere alle nuove generazioni. Il fondatore, Mariano Fracalossi, è stato, oltre che un artista radicato nel territorio trentino, un animatore culturale di rilievo. Ci ha lasciato molte opere d’arte ma anche riflessioni, tuttora moderne, sul ruolo dell’arte, sul ruolo di una galleria d’arte nella città, conservate sotto forma di testi critici, appunti, annotazioni… Del materiale che mi piacerebbe condividere con chi è interessato, perché penso che nel contesto culturale attuale, trentino ma non solo, avere uno sguardo ampio sulla scena artistica del secolo scorso, sulle spinte innovative ed i creativi dell’epoca, possa aiutarci a capire il mondo in cui viviamo e pensare meglio al futuro. L’emozione che alcuni oggetti, artefatti o testi scritti, custoditi nell’archivio mi trasmettono sono uno stimolo, spunto e carica per il futuro. Di questo ne sono pienamente convinta ed è per questo che il progetto nasce a Trento ma vorrei condividerlo sempre di più in francese ed inglese, perché penso sia una storia che possa interessare un pubblico più ampio. Il nostro approccio diacronico è poi arricchito da una componente intergenerazionale: l’intento è infatti quello di raccontare il rapporto con il mondo delle arti visive attraverso gli occhi di generazioni diverse. Quella di mio nonno, mio padre e poi la mia, tramite le tracce che gli amici, passanti, clienti ed artisti che hanno deciso di attraversare la porta dalla Fogolino negli anni hanno lasciato, e di cui l’Archivio ha trattenuto la memoria.
Abbiamo una pagina Instagram e Facebook neonate (@archiviofogolino), ma sto lavorando su un sito che apparirà spero a breve.
D. Quanto ha influenzato la pandemia ancora in atto sul tuo lavoro e sulla tua vita personale?
R. Malgrado il mio profondo desiderio di riuscire a conviverci, ed il lavoro su me stessa che sto facendo per provarci, la pandemia ha avuto un impatto tangibile sulla mia percezione del mondo, sul mio lavoro e sulla mia vita personale. Non so ancora in quale direzione, c’è ancora tempo per capirlo.
D. Vuoi lasciare un messaggio a tutti i trentini e alla Community di MondoTrentino?
R. Un saluto a tutti, ed in bocca al lupo per il 2022”.
(aise)
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