ITALIANI ALL’ESTERO
ROMA – Nella puntata di metà settembre di “Storie in movimento”, la trasmissione di Rai3 realizzata con il contributo del Cgie – Ministero degli Esteri, sono state raccontate le storie degli italiani residenti a Wolfsburg in Germania, sede storica della Volkswagen. Gianfranco Mascia, originario di Cagliari, ha parlato della sua precedente vita da piccolo imprenditore che però ha dovuto abbandonare per la chiusura dell’attività in Italia: per sbarcare il lunario si dedicava a piccoli lavori saltuari. “Non era abbastanza per mandare avanti la famiglia, c’era la precarietà di non avere un qualcosa di sicuro e su cui basare un futuro. Questa è stata la spinta a lasciare l’Italia”, ha raccontato Mascia sottolineando come in Germania il welfare sia reale e davvero aiuti le famiglie. Francesco Garippo ha invece iniziato a lavorare alla Volkswagen nel 1976 alla catena di montaggio come operaio e poi ha iniziato l’attività sindacale: nel 1984 è stato eletto membro della commissione interna dell’azienda. Garippo ha evidenziato come nel dopoguerra la forza lavoro in Germania fosse per lo più straniera e in particolare italiana. “Qui all’epoca c’erano poche case e anche con il lavoro degli italiani si è costruita questa città”, ha aggiunto Garippo. Toni Ricciardi, studioso di emigrazione e autore del programma insieme a Alessandra Rossi, ha parlato del contesto storico-politico nel quale si è sviluppato il lavoro straniero in quel Paese. Come ha sottolineato Ricciardi, gli stranieri hanno gettato le fondamenta per la rinascita tedesca nel dopoguerra. “Inizialmente questi lavoratori stranieri erano diretti al settore edile e all’agricoltura, poi alla fine degli anni ’50 parte l’idea di assumerli anche nell’industria”, ha precisato Ricciardi. Alcune immagini di repertorio, con testimonianze d’epoca, hanno mostrato alcuni cittadini italiani lamentare forme di discriminazione nel vissuto quotidiano: ogni volta che accadeva un fatto di cronaca in Germania, si tendeva di fatto a colpevolizzare lo straniero e nella fattispecie l’italiano. L’emigrazione italiana verso la Germania era arrivata però al punto che fu optata la creazione di un centro di raccolta a Verona, dove potevano arrivare direttamente gli ispettori del lavoro tedeschi per effettuare le visite di routine volte all’assunzione e quindi al trasferimento dell’operaio in Germania. “Si è messo così in moto un modello di emigrazione assistita e controllata dallo Stato”, ha specificato Ricciardi. (Inform)
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