“Sono trascorse tre settimane dall’avvio di quella che Mosca continua a definire un’operazione militare speciale lanciata contro l’Ucraina nella notte del 24 febbraio. In realtà, si tratta di una guerra di aggressione non provocata, ingiustificabile e contraria alle più elementari norme del diritto internazionale, una guerra che sta provocando la più grave catastrofe umanitaria in Europa dal secondo dopoguerra ad oggi”. Lo ha detto il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio nel suo intervento alla Camera dei Deputati sulle misure urgenti del Governo relative crisi Russia-Ucraina.
“L’offensiva russa prosegue senza sosta – ha aggiunto Di Maio – e senza alcun rispetto per le norme di diritto internazionale umanitario .. Le truppe russe assediano città come Kharkiv, Mariupol, Kherson, Odessa e Sumy su tre lati dei confini dell’Ucraina, un’operazione concentrica che converge verso la capitale Kiev, le cui condizioni appaiono ormai disperate. I bombardamenti si sono ormai estesi anche alle città dell’Ucraina occidentale, a Leopoli, dove opera la nostra Ambasciata, e a Ivano-Frankivsk, zone a pochi chilometri dal confine polacco, vale a dire a pochi chilometri dal confine dell’Unione europea e della NATO. L’Italia e tutta la comunità euro-atlantica si stanno mostrando più compatte e determinate che mai nel sostegno all’Ucraina, alla sua popolazione e alla sua resistenza verso l’aggressore russo. Stiamo imponendo quei costi pesantissimi che Mosca sapeva avrebbe patito, se avesse imboccato questa strada insensata e assurda. Non manchiamo occasione per richiamare con la più assoluta fermezza la Russia alla cessazione immediata di ogni attacco, anzitutto quelli che hanno interessato centrali nucleari”.
“I profughi fuori dal Paese – ha continuato il Ministro passando alla questione dei profughi – sono ormai 3 milioni. È un’ondata imponente e repentina e potrebbe raggiungere in poco tempo la cifra impressionante di 5 milioni di rifugiati. Di fronte a questa crisi umanitaria nel cuore dell’Europa, la Farnesina ha attivato fin dal 1° marzo un tavolo di coordinamento permanente per i profughi in arrivo dall’Ucraina, coinvolgendo tutte le amministrazioni nazionali competenti, la Commissione nazionale per il diritto d’asilo, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Siamo pronti a contribuire all’impegno internazionale per assistere l’Ucraina e i Paesi limitrofi a fronteggiare il flusso massiccio di profughi; non faremo mancare il nostro apporto. La cooperazione italiana si è attivata immediatamente per prestare assistenza alle persone più vulnerabili rimaste in Ucraina. Oltre ai 110 milioni, come sostegno generale al bilancio dello Stato ucraino, e al milione di euro devoluto al Comitato internazionale della Croce rossa a poche ore dall’inizio delle operazioni militari russe, sono stati deliberati contributi per 25 milioni di euro, in risposta agli appelli presentati dalle Nazioni Unite e dal Movimento internazionale della Croce rossa. Questo pacchetto di misure, oggetto di una riunione di coordinamento con la società civile presieduta dalla Vice Ministra Sereni, contribuirà ad alleviare le sofferenze dei milioni di ucraini in difficoltà all’interno del Paese e nei Paesi confinanti”.
“Per far fronte a una crisi di queste dimensioni e nel cuore del nostro continente, non possiamo prescindere da un convinto approccio europeo, a cominciare dagli aiuti più immediati”, ha sottolineato Di Maio. “La gravità della situazione ha condotto gli Stati membri dell’Unione europea alla storica decisione di attivare, per la prima volta dalla sua approvazione nel 2001, il meccanismo previsto dalla direttiva sulla protezione temporanea. Proseguiamo, inoltre, con il rafforzamento del sostegno all’Ucraina in ogni settore, non solo in ambito umanitario e finanziario, ma anche per la sua resilienza e la sua difesa. L’Italia sta facendo il possibile. I due decreti-legge del 25 e del 28 febbraio, ora all’esame di quest’Aula per la conversione, danno concreta testimonianza del nostro appoggio all’Ucraina e al suo popolo. Oltre ad autorizzare la cessione alle autorità ucraine di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari, i decreti-legge prendono prime misure per l’afflusso di profughi e per sostenere studenti, ricercatori e docenti ucraini in Italia, così come pongono le prime basi per far fronte a possibili carenze nella fornitura di gas.. Il rafforzamento della sicurezza dei connazionali e delle sedi diplomatiche e del nostro personale – ha proseguito il Ministro – è un altro obiettivo prioritario dei decreti. Ai 10 milioni di euro di stanziamenti aggiuntivi, si aggiunge 1 milione di euro, cifra raddoppiata grazie all’approvazione di un emendamento in Commissione, per l’invio di militari dell’Arma dei carabinieri, a tutela degli uffici all’estero maggiormente esposti. Vengono inoltre facilitate le procedure di assistenza ai cittadini italiani all’estero anche attraverso l’uso di applicativi informatici. Grazie all’incremento previsto in sede emendativa sono ora stanziati 1,6 milioni di euro per il potenziamento dell’unità di crisi della Farnesina, operativa h24 per aiutare i nostri connazionali presenti in Ucraina. Dei 2.000 connazionali inizialmente nel Paese, restano oggi 346 i cittadini italiani, che sono un’assoluta priorità. Restiamo in contatto con tutti coloro che hanno chiesto assistenza e chiedono di lasciare l’Ucraina in sicurezza. Stiamo lavorando con gli attori internazionali, a partire dalle Nazioni Unite e dalla Croce rossa, per l’apertura di corridoi umanitari localizzati, che consentano l’uscita in sicurezza della popolazione civile”.
Di Maio ha inoltre precisato che l’’Italia ha aderito convintamente all’iniziativa di deferire la situazione in Ucraina al procuratore della Corte penale internazionale. “Sul piano politico si tratta di un ulteriore segnale del fermo impegno della comunità internazionale per riaffermare, a fronte dell’uso spregiudicato della forza a cui stiamo assistendo, i principi del diritto internazionale ed è coerente con il tradizionale sostegno dell’Italia alla Corte e allo statuto di Roma”.
“Non possiamo permetterci di perdere la fiducia nella diplomazia come unica via d’uscita alternativa a uno scontro militare frontale con la Russia, che porterebbe a un annientamento reciproco e catastrofico”, ha dichiarato Di Maio parlando del fatto che, anche sul piano bilaterale, l’Italia continua a fare tutto il possibile per trovare una soluzione pacifica al conflitto. Nell’ultimo periodo, il Presidente Draghi ha sentito più volte il Presidente Zelensky, per rinnovare il nostro completo sostegno all’Ucraina. “Il 4 marzo, ho preso parte a un Consiglio affari esteri dell’Unione Europea straordinario, la Ministeriale NATO e la Ministeriale G7, per ribadire i capisaldi della nostra posizione e il fronte unico di condanna e di reazione a Mosca. Nei giorni scorsi, ho poi svolto una fitta serie di colloqui telefonici con il Segretario generale delle Nazioni Unite, Guterres, il Ministro degli Esteri israeliano Lapid, quello cinese Wang Yi, e quello indiano Jaishankar, per promuovere possibili azioni a favore di una mediazione internazionale ed evidenziare la disponibilità dell’Italia a sostenere concretamente ogni passo o sforzo per facilitare il raggiungimento di una soluzione politica duratura e sostenibile tra le parti. È fondamentale coinvolgere i grandi attori geopolitici in una crisi che può minacciare la sicurezza globale; ne sono testimonianza i colloqui tra il consigliere per la sicurezza nazionale del Presidente Biden e il responsabile per la politica estera del Partito Comunista Cinese qui a Roma. Il nostro obiettivo è quello di aiutare le parti negli sforzi a favore di un dialogo che vede lo stato dei negoziati in una fase estremamente complessa”.
“Stiamo dimostrando concretamente il sostegno europeo all’Ucraina, – ha rilevato Di Maio – con l’approvazione di misure di assistenza a valere sullo strumento europeo per la pace, per la fornitura a Kiev di equipaggiamenti letali e non letali del valore di 500 milioni di euro. Aiutare chi è vittima di aggressioni a difendersi con maggiore efficacia rispetto agli attacchi indiscriminati dell’aggressore non è solo un obbligo morale, ma consente anche di dare possibilità di un negoziato meno squilibrato tra le parti, che altrimenti si tradurrebbe in una mera capitolazione”.
“L’Italia ha più volte ribadito – ha poi precisato il Ministro affrontando la questione delle sanzioni – la posizione espressa anche dal Segretario generale Stoltenberg circa l’impossibilità per la NATO di istituire una no-fly zone sui cieli ucraini, misura che costituirebbe un intervento diretto dell’Alleanza nel conflitto, con tutte le conseguenze che ciò comporterebbe. La nostra linea d’azione continua a fondarsi su fermezza e disponibilità al dialogo e al negoziato. Per essere efficace, il negoziato deve poggiare su basi e argomenti forti, tali da mostrare chiaramente a Mosca che non troverà una comunità euroatlantica disposta a compromessi su valori e principi fondamentali, quali democrazia, libertà e Stato di diritto. Ciò si traduce in un pesante impianto sanzionatorio, adottato insieme ai nostri alleati e giunto al quarto pacchetto di misure individuali e settoriali. Quest’ultimo comprende misure economiche settoriali come ulteriori restrizioni alle esportazioni di prodotti dual use, esclusione di deroghe per il trasferimento di beni e tecnologie del settore dell’energia che contribuiscono al rafforzamento militare e tecnologico o allo sviluppo del settore della difesa e della sicurezza russa, ulteriori restrizioni per beni utilizzabili per l’esplorazione di giacimenti e l’estrazione di gas e petrolio, restrizioni nel settore dell’accesso al credito, provvedimenti nel settore delle materie prime e dei prodotti di lusso, divieto di transazioni con persone giuridiche partecipate da Governo, Banca centrale o alcune società russe, ulteriori designazioni individuali di identità. Nel complesso, tra le iniziative principali dell’intero pacchetto sanzionatorio figurano l’esclusione di sette importanti banche russe dal circuito SWIFT, il blocco delle riserve estere della Banca centrale russa e la chiusura dello spazio aereo. Ricordo anche che, per colpire la propaganda del Cremlino, Russia Today e Sputnik sono stati banditi dalle trasmissioni nell’Unione europea. Proprio per la loro gravità, le sanzioni stanno producendo effetti: la Borsa di Mosca è chiusa da tre settimane; il rublo si è fortemente svalutato e l’inflazione è aumentata del 2 per cento in poche settimane. Di fatto, Putin sta portando al collasso economico la Russia. Se Mosca non dovesse rivedere la sua condotta inaccettabile, ovviamente, inaspriremo ulteriormente le sanzioni”. “Non cederemo – ha sottolineato Di Maio – a ricatti sull’energia. Siamo ben consapevoli degli effetti del conflitto russo-ucraino sull’attività delle nostre imprese nelle aree interessate dalle ostilità e sull’intero sistema economico. Per questo, abbiamo istituito un’unità di crisi coordinata dalla Farnesina, in cui abbiamo coinvolto i Ministeri di Sviluppo economico, Economia e finanze, Infrastrutture, Politiche agricole e Transizione ecologica, oltre al Dipartimento per le politiche europee, ICE, Simest e SACE. Compito di questa unità di crisi è quello di monitorare la situazione delle nostre imprese nelle aree interessate dal conflitto, fornire loro informazioni in merito alle limitazioni agli scambi determinate dall’impianto sanzionatorio e dalle decisioni adottate da parte russa e predisporre possibili misure di sostegno, incluse iniziative promozionali straordinarie, per dare a queste imprese mercati alternativi. Allo stesso tempo, oltre a valutare la possibilità di utilizzare il Fondo 394/81 per ristori una tantum che possano mitigare l’impennata dei costi dell’energia per le aziende esportatrici, siamo pronti a garantire finanziamenti a tasso agevolato e con quote di fondo perduto a valere sul Fondo 394 per sostenere la patrimonializzazione delle nostre imprese destinate a subire perdite a causa del conflitto. Vogliamo così assicurare loro la liquidità necessaria per esplorare mercati alternativi”.
“Per i settori particolarmente rilevanti del nostro export in Russia, tra cui i prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori, macchinari e prodotti alimentari, – ha continuato Di Maio – stiamo lavorando per aumentare il numero delle iniziative promozionali a cura di ICE e delle attività di promozione integrata a cura delle reti di ambasciate e consolati in mercati alternativi
Il Ministro ha anche segnalato come “un appuntamento importante per la definizione di una politica energetica europea capace di far fronte alle nuove sfide sarà il prossimo Consiglio europeo del 24 e 25 marzo. A tale proposito, venerdì 18 marzo il Presidente Draghi ospiterà a Roma un vertice con gli omologhi di Spagna, Grecia e Portogallo, per consolidare il consenso dei Paesi mediterranei dell’Unione europea anche sul fronte energetico e per promuovere diversificazione e price cutting. Insieme ai membri dell’Agenzia internazionale dell’energia abbiamo inoltre deciso di rilasciare 60 milioni di barili di petrolio dalle scorte complessive, allo scopo di calmierare i prezzi già alti del greggio. L’obiettivo ultimo è quello di evitare ulteriori sacrifici nella bolletta energetica di famiglie e imprese. Non possiamo dimenticare che la Russia è il terzo produttore di petrolio al mondo dopo Stati Uniti e Arabia Saudita, oltre che il secondo maggiore esportatore, dopo l’Arabia Saudita. Acquista, per questo, ancora maggior peso la decisione dell’Agenzia internazionale dell’energia di sospendere lo status di osservatore della Russia e le collaborazioni tecnologiche con Mosca. Resta inteso che la transizione verde è l’unica reale soluzione per la sicurezza e la libertà del nostro Paese dai condizionamenti derivanti dall’altissima dipendenza dall’estero e dalle fonti fossili”.
“Nelle guerre – ha concluso Di Maio – non ci sono popoli vincitori e popoli vinti, ma solo persone accomunate dalla sofferenza. Anche per questo il Governo italiano non si stancherà mai di lavorare per la pace. Dialoghiamo con tutti e continueremo a insistere con forza sul canale della diplomazia, affinché le autorità russe si siedano al tavolo del negoziato con la comunità internazionale. Dobbiamo continuare a crederci anche in queste ore, le più buie, nella ferma convinzione che non esistono alternative alla soluzione diplomatica. Sebbene i tempi della diplomazia siano più lunghi rispetto a quelli delle bombe, che continuano ad esplodere anche mentre parlo, non esiste un’altra via d’uscita possibile dalla guerra”. (Inform)
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