ROMA - "I rappresentanti sindacali della Confsal Unsa negli Stati Uniti, alla luce di quanto è avvenuto nelle ultime ore relativamente alla confusione con cui sono state veicolate le variazioni alle garanzie assicurative medico-sanitarie dei dipendenti in servizio nel paese, hanno incontrato nelle scorse ore, in videoconferenza, il Consigliere Barbera, responsabile del personale presso l’Ambasciata italiana a Washington". Ne dà notizia il Coordinamento Esteri del sindacato che venerdì scorso aveva denunciato in una nota il taglio delle prestazioni sanitarie per i contrattisti della Farnesina negli Usa. Materia delicata su cui, stigmatizza il sindacato, è mancata una comunicazione univoca e chiara. “I nostri rappresentanti – riporta oggi Confsal Unsa Esteri – hanno mosso motivate critiche alle modalità comunicative della nostra Ambasciata su una questione delicata e sensibile come la copertura sanitaria, che ha dei riflessi determinanti sulla vita dei dipendenti e delle loro famiglie, in particolare in una contingenza tanto complessa come la crisi pandemica in atto. Si segnala il carattere incomprensibile ed illecito di una informativa ministeriale di tale rilievo, rivolta ad una singola sede mentre sarebbe stato legittimo che la stessa fosse indirizzata a tutte le sedi della rete MAECI negli Usa, senza operare esclusioni immotivate: infatti, il coinvolgimento delle sedi periferiche della rete consolare negli USA avvenuto solo in maniera successiva, ha comportato la ricaduta delle informazioni fornite centralmente in maniera differita a seguito della intermediazione dei Consoli o dei locali responsabili del personale, determinando inevitabilmente la sovrapposizione confusionaria di dati e la proliferazione di quadri informativi più disparati rispetto a quanto riferito in origine dalla funzionaria dell’ambasciata”. “A tali elementi di complessità si aggiunge anche il fatto che la funzionaria, che originariamente si era fatta portavoce dell’informativa ministeriale, - continua il sindacato – è stata assente dalla sede immediatamente dopo tale comunicazione, rendendosi pertanto indisponibile ad un confronto integrativo sull’oggetto dell’informativa stessa, indispensabile per recepire notizie suppletive necessarie per colmare lacune esistenti o evitare mal interpretazioni delle nuove disposizioni, facilmente realizzabili in uno scenario di opacità e frammentarietà informativa. I nostri rappresentanti hanno richiesto l’immediata sospensione della data del 1 aprile, quale inizio della nuova policy, al fine di aprire un tavolo di confronto urgente con il MAECI per chiarire le ragioni di una variazione tanto celere quanto illegittima nella forma e nella sostanza e chiedere una ridefinizione dei criteri applicativi”. In particolare, riporta Confsal Unsa, nella videoconferenza di questa mattina è stato sottolineato che “lo scenario è reso ancora più grave dal fatto che molti colleghi in sede hanno già in atto appuntamenti per visite mediche specialistiche fissate da mesi, per non parlare delle prescrizioni di farmaci ricorrenti, che dal prossimo 1 aprile risulteranno totalmente a carico dell’assistito. L’Amministrazione non ha fornito risposte esaurienti in merito, né indicazioni sulle modalità di gestione di questi casi, quasi come se nessuno ne fosse stato a conoscenza”. Il coordinamento esteri chiederà dunque “un incontro in videoconferenza con il Direttore Generale del Personale affinché le parti sindacali vengano informate sui reali contenuti, relative tempistiche e sulle motivazioni che hanno condotto alla definizione di una tale manovra, che nelle intenzioni dovrebbe operare dei risparmi in una fase pandemica in cui invece dovrebbero essere offerte garanzie di sicurezza e salute ai lavoratori dello Stato, ma che allo stato attuale determina esclusivamente un danno in capo ai dipendenti del MAECI negli USA e che, nei termini della sua attuale definizione, rappresenta una palese violazione del legittimo affidamento dei lavoratori nei confronti dell’Amministrazione”. (aise)
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