ROMA - Dal 28 ottobre scorso e sino al 5 dicembre il Museo Carlo Bilotti, Aranciera di Villa Borghese a Roma ospita la mostra di “Felice Levini. Orizzonte degli eventi” a cura di Zerynthia – Associazione per l’Arte contemporanea OdV.
L’esposizione, promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, presenta una selezione di circa 40 opere dell’artista, per la maggior parte inedite e alcune realizzate negli ultimi due anni. L’ingresso al museo è gratuito, i servizi museali sono di Zètema Progetto Cultura.
La mostra offre un excursus attraverso la poetica dell’artista – dalle sculture alle carte, dai dipinti alle ceramiche – in un percorso che racconta in maniera completa ed esaustiva le declinazioni del suo universo artistico.
La riflessione dell’artista si sviluppa intorno a ciò che lui definisce progettare il caos, un’alternativa alla oramai totale omologazione della politica, della vita e del pensiero intendendo l’arte non come strumento con la pretesa di cambiare il mondo, ma considerando la vita, l’umanità e il mondo come materia per l’arte.
È lo stesso artista a spiegare come dipingere sia per lui mettere in scena tutto ciò che non si può rappresentare in altro modo, azzardando l’impossibile in uno spazio, la pittura, più praticabile e compatibile con le sue visioni e le sue idee. Allo stesso tempo l’artista tenta di sintetizzare le forme a lui più congeniali, le immagini forti, precise, poetiche; le tecniche più dirette per rappresentare al meglio un sogno, un progetto. Colorare in modo puntinato è un metodo che ripetendosi nella differenza, nelle sfumature gli permette di insistere ancora nel fare pittura in punta di pennello. Come evidenzia sempre l’artista, la libertà dell’arte oggi passa anche attraverso la sua ricostruzione.
Nelle opere di Levini c’è sempre un processo di scomposizione a cui l’artista aggiunge un elemento ironico, facendo convivere nel suo immaginario tragedia e commedia. L’artista attinge all’universo del quotidiano, dando alle sue immagini un carattere straniante ed eccentrico. L’arte per lui è illusione, che non intende ingannare lo spettatore bensì portarlo a vedere e pensare le cose sotto altri punti di vista.
Apre la mostra, al piano terra, una grande scultura di resina, raffigurante un cavallo a grandezza naturale, un omaggio a de Chirico, poggiata su un tappeto su cui è riprodotta una scacchiera composta da tutte le battaglie del mondo dalla prima guerra mondiale ai nostri giorni.
In mostra anche alcune opere realizzate durante la pandemia, come il ciclo di dipinti su tela di grandi dimensioni, dedicati ai cinque sensi, e un rotolo di carta dipinto a inchiostro lungo 10 metri, in cui l’artista traduce in immagini sentimenti, impressioni e visioni degli ultimi due anni, una sorta di diario della pandemia. (aise)
Comentários