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Londra : addio alla storica libreria italiana, colpa del Covid e della Brexit

LONDRA - “Scompare dopo più di trent’anni un pezzo della nostra cultura in Inghilterra. L’Italian Bookshop, unica libreria italiana di Londra, diretta da Ornella Tarantola con una passione che ne aveva fatto un luogo di ritrovo e un centro di aggregazione per la comunità dei nostri emigrati sotto il Big Ben, ha chiuso definitivamente lunedì”. “Due le cause principali che hanno costretto a cessare l’attività: la Brexit, che ha fatto aumentare i costi di dogana e spedizione dei libri dall’Italia; e la pandemia del Covid, che con i lockdown ha aumentato tra i lettori l’abitudine ad acquistare libri dalle piattaforme online. Ma ha influito anche il calo dei corsi di italiano nelle scuole pubbliche e a livello privato in Gran Bretagna, perché la vendita di libri di studio, dalle grammatiche ai dizionari, oltre che della narrativa per incoraggiare la lettura in lingua originale, era uno dei punti di forza della libreria.

“Sono così triste che non me la sento di parlare di quello che è successo, altrimenti scoppio a piangere”, diceva ieri sera Ornella ai molti amici che ha raggiunto via email, whatsapp e social, oltre che partecipando come tanti membri della Little Italy londinese alla celebrazione della Festa della Repubblica organizzata dal Consolato d’Italia nella storica Mansion House della City. Paradossalmente, mentre la comunità italiana brindava al successo dei nostri brand culturali, industriali e gastronomici nel Regno Unito, spariva uno dei luoghi che meglio hanno rappresentato l’Italia a Londra dal 1990 a oggi. Peccato che le nostre istituzioni non abbiano potuto fare di più per sostenerlo, in una metropoli in cui risiedono 350 mila connazionali: una città grande come Bologna, che ora non avrà più nemmeno una libreria italiana. Le leggi del mercato sono inflessibili, ma è una grande tristezza per tutti.

Presentazioni di libri e incontri con gli autori venuti dall’Italia o che vivono a Londra, corsi di scrittura creativa e di recitazione, corsi di italiano, seminari, concerti, dibattiti si sono succeduti per tre decenni nelle tre successive sedi dell’Italian Bookshop: prima a Cecil Court, delizioso vicolo di piccole librerie e stravaganti botteghe (in una c’era sempre una cartomante in carne e ossa in vetrina) a due passi da Leicester Square nel cuore della capitale, quindi a Soho e infine a South Kensington, le ultime due all’interno dello European Bookshop, libreria che vendeva libri in spagnolo, francese, tedesco e altre lingue del continente, a sua volta chiusa da lunedì sera.

E a tanti eventi organizzati dall’Istituto Italiano di Cultura di Londra, dalla scuola italiana di Londra, dalla charity italiana Il Circolo, da caffè letterari o associazioni studentesche, era Ornella stessa a portare i libri per le presentazioni, oltre a presentarli nel suo talk-show settimanale a London One Radio, la radio degli italiani di Londra.

Ma l’Italian Bookshop era più di una libreria: per molti italiani di qui è stata un porto sicuro in cui fare tappa, per bere un bicchiere di vino, per fare due chiacchiere, per ricevere un consiglio. “Un posto pulito, illuminato bene”, come la definì anni fa un articolo di “Repubblica”, con il titolo di un famoso racconto di Hemingway.

Ornella stessa era finita dentro ai libri, dal romanzo di Luca Bianchini, lo scrittore diventato suo amico che la veniva spesso a trovare, di cui era diventata protagonista, a un saggio sugli italiani di Londra, che l’aveva paragonata a una Mary Poppins delle pagine scritte. La sua libreria è stata la “casa” preferita di tanti scrittori, intellettuali e giornalisti italiani lungo le rive del Tamigi, da Paolo Nelli a Stefano Tura, da Caterina Soffici a Marco Varvello, da Marco Mancassola a Benedetta Cibrario, da Simonetta Agnello Hornby a Stefano Jossa, oltre alla leggendaria Gaia Servadio. Quante serate, quanti aneddoti, dalla coda lunga tre isolati per ascoltare Luciana Littizzetto alla volta che arrivò Gianni Morandi e portò tutti in pizzeria a cantare “Caruso”.

Anche l’Italian Bookshop è stato una leggenda, un pezzo di storia italiana a Londra. Vedremo se potrà rinascere in qualche forma. Intanto l’unica che potrebbe ricordarne l’epopea è Ornella Tarantola, scrivendo per davvero quelle “memorie di una libraia perbene” di cui mostrò a tutti soltanto la copertina, per scherzo, come pesce d’aprile di qualche anno fa”.



(aise)

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