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La “grande emigrazione italiana” in Germania e il suo ruolo, attuale e in prospettiva


– È stato pubblicato sul n. 53 della rivista “Dialoghi Mediterranei” (gennaio 2022) il saggio intitolato “La ‘grande emigrazione’ degli italiani in Germania e il ruolo della collettività in un ‘Paese leader’” (http://www.istitutoeuroarabo.it/DM/la-grande-emigrazione-degli-italiani-in-germania-e-il-ruolo-della-collettivita-in-un-paese-leader/).

L’articolo fa parte della serie di approfondimenti, che da due anni il Centro Studi e Ricerche Idos va conducendo sulle grandi collettività italiane nel mondo.

A curare questi contributi è Franco Pittau, presidente onorario di Idos, con il coinvolgimento di altri autori, interni ed esterni al Centro di ricerca. Per lo studio sulla Germania hanno collaborato mons. Silvano Ridolfi (già direttore delle Missioni Cattoliche Italiane in Germania e Scandinavia e dell’UCEI, poi diventato Fondazione Migrantes), Giuseppe Bea (ex responsabile per l’immigrazione presso il Patronato Epasa-Cna), Edith Pichler (membro del Consiglio generale degli italiani all’estero e docente presso l’Università di Potsdam) e Giacomo Palmieri (già operatore di patronato e ora funzionario del Comune di Mannheim): tutti con una esperienza diretta della realtà tedesca, a complemento di quella maturata da Pittau negli anni ’70. Michele Schiavone, che è stato coautore del precedente saggio sulla Svizzera, anche in questa occasione ha fornito un prezioso aiuto con i suoi consigli.

Sul n. 53 di “Dialoghi Mediterranei” sono pubblicati anche due altri articoli sugli italiani in Germania, rispettivamente di Tony Capuozzo e della senatrice Laura Garavini: si tratta di ulteriori contributi (il primo di natura storica, il secondo rivolto all’attualità) che completano adeguatamente la conoscenza del contesto tedesco.

Due anni fa il Centro Idos ha concordato con il bimestrale on-line “Dialoghi Mediterranei” la pubblicazione di una serie di articoli dedicati alle nostre grandi collettività all’estero per alimentare, anche grazie a un’analisi socio-statistica, una nuova e originale riflessione sull’attuale situazione di queste collettività e sulle loro prospettive future, in rapporto sia al paese d’inserimento che all’Italia. Tale collaborazione è funzionale all’intento di rendere più partecipata la riflessione sull’emigrazione italiana, senza considerarla una morta realtà del passato.

Alcuni brani del paragrafo introduttivo dell’articolo valgono a illustrarne l’impostazione: “La Germania è diventata il principale sbocco dell’emigrazione italiana, prima di massa e, da ultimo, anche di quella qualificata. Dagli anni della seconda guerra mondiale ad oggi non vi sono stati altri paesi al mondo nei quali si siano spostati così tanti italiani […]. I flussi verso la Germania sono perdurati nel tempo e tuttora persistono, facendo della Germania la prima meta degli emigrati italiani”.

Negli anni 2000 si è affermato “in Germania, dopo una lunga insistenza sulla temporaneità della presenza straniera, il nuovo concetto d’integrazione, cui si ispira la politica tedesca a seguito di rilevanti modifiche legislative”.

L’articolo non manca di attuare interessanti confronti tra l’esperienza tedesca e quelle riguardanti altri importanti paesi di sbocco per i flussi migratori in partenza dall’Italia: Stati Uniti, Argentina, Brasile e, in Europa, Francia, Svizzera e Belgio.

Con gli Stati Uniti, ad esempio, i percorsi di integrazione sono stati molto differenti e, tuttavia, i due paesi si “accreditano attualmente tra le più ambite destinazioni dei migranti qualificati […] in ragione della strategia con cui il governo tedesco attrae talenti, basandosi sulle opportunità offerte da un sistema economico solido e tecnologicamente avanzato”.

“Sembra che la Germania – si legge ancora nella citata Introduzione – si sia resa conto di questa posta in gioco e che, più di altri Stati membri, sia disponibile a riconsiderare il ruolo positivo della mobilità umana”.

A tal riguardo gli autori hanno scandagliato “l’autocoscienza che va maturando nella collettività italo-tedesca per quanto concerne la sua funzione mediatrice tra le proprie origini italiane e il suo recente e stabile inserimento nella RFT dopo la lunga e problematica fase intermedia”.

Questo contributo mostra anche le virtualità insite nell’esperienza migratoria degli italiani in Germania, giacché, superato il periodo delle difficoltà di inserimento dovute allo scarso investimento nella formazione delle seconde generazioni e pur senza tacere i problemi riguardanti i protagonisti dei nuovi flussi migratori, le opportunità che si possono cogliere sul piano economico e imprenditoriale, oltre che culturale, sociale e politico, sono promettenti e tutt’altro che trascurabili, come avvenuto anche in altri Paesi di accoglimento, e la sensibile soddisfazione degli italiani in loco può espletare un riverbero positivo anche sull’Italia.

Già nel secolo scorso, prima dell’avvento del nazismo, durante il periodo hitleriano e anche dopo la guerra, una figura di eccezionale rilievo culturale fu quella del bresciano Romano Guardini, emigrato giovanissimo a Magonza e poi diventato sacerdote, filosofo e teologo di grande levatura, titolare di una cattedra all’Università di Berlino.

Il saggio mostra, infine, come il definitivo superamento dei reciproci pregiudizi, sia in Germania che in Italia, è la precondizione necessaria per mettere massimamente a frutto le molteplici opportunità di cosviluppo e crescita comune dei due paesi, diversi ma non contrapposti.

Anche in questo “paese leader” l’emigrazione rappresenta un volano per le strategie bilaterali e la politica internazionale, confermando, nel caso specifico, come la presenza italiana nel mondo costituisca un fondamentale fattore di dinamismo economico e arricchimento socio-culturale. (Inform)

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