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L’Europa e la relazione transatlantica dopo l’Afghanistan. Che cosa è cambiato e cosa no

DIFESA

Il Ministro Guerini è intervenuto al seminario in Senato promosso da Farefuturo in partenariato con l’International Republican Institute

ROMA – “Bisogna trarre insegnamento da quello che è successo, serve una maggiore assunzione di responsabilità da parte dell’Europa, ma sarebbe un errore immaginare di lavorare sulla Difesa europea in autonomia dalla NATO. La Difesa europea deve rappresentare il rafforzamento del pilastro europeo dell’Alleanza atlantica”. Così il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini intervenendo al meeting internazionale, svolto alla vigilia dell’11 settembre, dedicato al tema “L’Europa e la relazione transatlantica dopo l’Afghanistan. Che cosa è cambiato e cosa no”.


“L’ombrello di protezione sull’Europa è garantito dalla NATO. Rafforzare il legame transatlantico non significa rilanciare l’alleanza militare ma riconoscere che quel rapporto si basa su un sistema condiviso di valori che sono quelli delle democrazie liberali” ha affermato spiegando che “Difesa Europea significa analisi condivisa minaccia, agenda politica condivisa su aree crisi, condivisione budget economico industriale, costruzione capacita militari, volontà di impiegarle”.

Il seminario su temi geo-politici di attualità, svolto nella Sala Capitolare del Senato, è stato promosso da Farefuturo in partenariato con l’International Republican Institute e con il Comitato Atlantico Italiano. Ad aprire i lavori, l’intervento del Presidente della Fondazione Farefuturo Adolfo Urso e, a seguire, del Direttore dell’International Republican Institute Thibault Muzergues.

Il Ministro Guerini nel suo intervento ha ringraziato gli oltre 50mila militari italiani per come hanno prestato servizio in venti anni di missione, ricordando il sacrificio dei 54 caduti e dei 723 feriti italiani, i feriti ed i caduti di tutte le Forze alleate. Ha poi richiamato lo straordinario impegno attuato per l’evacuazione dall’aeroporto di Kabul. “Una operazione straordinaria dal punto di vista dell’organizzazione militare. L’Italia dentro questo grande sforzo credo abbia fatto fino in fondo il suo dovere, come è stato riconosciuto anche dai nostri alleati”.

Senza ripercorrere tutte le tappe della missione, Guerini si è soffermato sugli obiettivi raggiunti e su quelli mancati nei 20 anni della più grande missione NATO. “Abbiamo raggiunto diversi obiettivi nella lotta al terrorismo globale, Al Qaeda è stata fortemente colpita, e abbiamo compiuto un grande sforzo addestrativo delle Forze armate di sicurezza afghane, che hanno combattuto a fianco dei militari NATO con grandi sacrifici e perdite. E’ invece fallito l’institution building. La lettura europea è stata diversa da quella Usa, sono state costruite classi di dirigenti locali che non sono state riconosciute rappresentative, non ci siamo posti il tema dell’alto livello di corruzione e su questi temi si deve riflettere in modo serio nella NATO ed in Europa”.

Sulle modalità del ritiro, Guerini ha richiamato il cambio di paradigma introdotto dall’amministrazione americana, nell’ambito di una più ampia revisione della propria postura strategica globale, passando da un approccio condition-based, basato sul raggiungimento di precise condizioni per l’avvio del ripiegamento, ad uno vincolato al tempo, time-based, fissando la conclusione della missione Resolute Support al 1° maggio ed articolando il rientro delle forze entro la data, fortemente simbolica, dell’11 settembre.

“L’orientamento prevalente ed il decisivo peso specifico delle capacità di force protection statunitensi hanno contribuito a plasmare la decisione alleata”. “Decisione che abbiamo sostenuto non solo in ossequio al principio in together, adjust together, out together, ma in ossequio al valore fondante della coesione dell’Alleanza”. (Inform)

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