PADOVA - La possibile rinascita economica dell’Italia grazie al rientro di lavoratori emigrati, un’intervista al direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, e un pezzo sulla squadra di calcio del cuore di papa Francesco. Ma anche un docu-film che celebra i cento anni dalla nascita dell’italo-argentino Astor Piazzolla e un focus sulla scienziata tedesca che fa ricerca a Berlino: questi i temi al centro degli articoli del “Messaggero di sant’Antonio- edizione per l’estero” di ottobre. In Italia migliaia di posti di lavoro vacanti potrebbero essere coperti dai discendenti degli italiani all’estero. Ma per loro, nei Decreti Flussi, le quote d’ingresso per lavoro in Italia sono risicate. Secondo Confindustria, Fipe-Confcommercio, Federalberghi, Anita (Associazione nazionale imprese trasporti automobilistici) e altre organizzazioni di categoria, la pandemia in Italia ha lasciato centinaia di migliaia di posti di lavoro scoperti: operai, tecnici, ingegneri, addetti al turismo e alla ristorazione, al settore agricolo, autotrasportatori, ma anche medici e infermieri. Figure che, per diversi motivi, si reperiscono con difficoltà sul nostro mercato del lavoro. Migliaia di emigranti italiani, nati e residenti all’estero, molti dei quali con cittadinanza italiana, qualificati e poliglotti, sarebbero disposti a trasferirsi per lavoro nel Bel Paese. Nel dossier “Chi non vuole gli oriundi?” di Alessandro Bettero si spiega come e perché il loro rientro sarebbe un’occasione storica di sviluppo economico e per ricongiungere l’Italia con chi è emigrato. Quando Astor Piazzolla si spense a Buenos Aires il 4 luglio 1992, il mondo ebbe la certezza di aver perso, con l’artista italo-argentino, uno dei più importanti innovatori della musica del Novecento. A cent’anni dalla nascita, il film-documentario di Daniel Rosenfeld ne celebra la vita e l’arte. Ne scrive sempre Bettero in “Il re del bandoneón”. Le “Stanzeitaliane”, il Museo virtuale aperto non stop per continuare a viaggiare e scoprire l’Italia anche durante il lockdown, sono state tra i luoghi più visitati durante la pandemia. Ma, non appena è stato possibile promuovere iniziative in presenza, l’Istituto Italiano di Cultura di New York non si è fatto attendere, rendendosi protagonista di uno degli eventi simbolo della rinascita statunitense: il grande concerto Rebirth in Central Park. Nicoletta Masetto in “New York crocevia del mondo” intervista il direttore dell’ICC Fabio Finotti. Arriva dall’Argentina la storia de “I corvi del San Lorenzo” di Generoso D’Agnese. Era il 1946, quando a Buenos Aires la formazione calcistica guidata dal talento dei tre italo-argentini Pontoni, Farro e Martino conquistò, dopo dieci lunghi anni, il titolo di campione d’Argentina. La squadra vestiva i colori rosso e azzurro del San Lorenzo, e tra i tifosi festanti che invasero il campo c’era Mario Bergoglio, un ferroviere di origini piemontesi, insieme ai suoi cinque figli. Il primogenito, Jorge Mario, quasi settant’anni dopo sarebbe diventato papa Francesco. Il pontefice, tessera del club numero 88.235, non ha mai fatto mistero della sua simpatia calcistica per il San Lorenzo. Ne “L’italiano in versi” Sara Bavato racconta l’amore per la lingua e la cultura del Belpaese a Melbourne, in Australia, dove da sessant’anni a questa parte, la sezione locale della Società Dante Alighieri – la più antica fuori dall’Italia – porta avanti un concorso di poesia che sprona gli studenti delle scuole superiori a imparare i versi di grandi compositori della Penisola e di poeti locali italo-australiani. Dagli anni Duemila, sono oltre 3000 i ragazzi provenienti da ogni angolo dello Stato di Victoria che si sfidano a colpi di rime baciate o, per i più audaci, di canti tratti dalla Divina Commedia. “La ricerca parla italiano” il titolo dell’articolo di Andrea D'Addio che intervista Mariantonia Costanza, avellinese di 31 anni che lavora a Berlino, al Buch, prestigioso Centro di ricerca di medicina molecolare dall’animo italiano. La nostra connazionale in Germania dal 2016 si occupa di ricerca sui tumori del sangue riguardanti il sistema immunitario. Da allora è riuscita a ottenere continui finanziamenti per i suoi studi su due linfomi, di Hodgkin e a grandi cellule anaplastico. Con Nicola Nicoletti e il suo “Boari, un architetto di talento” si va alla scoperta di Adamo Boari, che agli inizi dell’Ottocento poco più che ventenne in cerca di fortuna lasciò l’Italia per le Americhe, in gran parte in Messico, dove progettò molti prestigiosi edifici e monumenti sia civili che religiosi. Il “suo” Palazzo delle Belle Arti a Città del Messico è un simbolo nazionale, equivalente a quello che la Torre Eiffel è per la Francia. Nelle pagine di cultura, infine, viene presentata l’esposizione sui paesaggi della nostra penisola, che con la loro struggente nostalgia e il loro lirismo visivo sono stati immortalati dai pittori romantici fino ai contemporanei (“L’Italia della bellezza” di Alessandro Bettero). La mostra è visitabile alla Reggia di Venaria in Piemonte dal 1° novembre. (aise)
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