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Grande naturalizzazione: Scalfarotto risponde a Lorenzato


ROMA - Deputato della Lega eletto in Sud America, Luis Di San Martino Lorenzato ha presentato due interrogazioni al Ministero dell’interno per denunciare “l’ostruzionismo” disposto dal Viminale nei confronti delle pratiche di cittadinanza presentate dai cittadini brasiliani coinvolti nella cosiddetta “grande naturalizzazione”. La circolare 64525 del 2021, ricordava il deputato in una delle due interrogazioni, “nella definizione delle pratiche di cittadinanza, chiede di dare priorità a quei richiedenti i cui avi non siano stati interessati dalla cosiddetta grande naturalizzazione brasiliana e pertanto, di fatto, chiede di rallentare quanto più possibile l'espletamento di quelle pratiche nelle quali sia vantata tale discendenza”. Un’argomentazione contestata nella risposta affidata al sottosegretario all’Interno Ivan Scalfarotto: nessun ostruzionismo, ma solo attesa della decisione della Corte di Cassazione – attesa il 12 luglio prossimo – sulle diverse interpretazioni date dai giudici italiani nel corso degli anni. “Il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis – ricorda Scalfarotto – non rientra nel potere concessorio del Ministero dell'interno, come viceversa l'attribuzione della cittadinanza per residenza o per matrimonio, essendo invece rimesso all'esclusiva competenza degli uffici dello stato civile, in Italia e all'estero. In tale materia il Ministero dell'interno ha soltanto un potere generale di indirizzo per gli aspetti di cittadinanza, che giuridicamente si distingue nettamente dall'attività di accertamento e certificazione propria degli uffici di stato civile comunali e delle rappresentanze consolari”. “Nel corso dell'ultimo decennio – annota il sottosegretario – si è registrato un forte incremento delle richieste di riconoscimento della cittadinanza per discendenza, formulate da parte del cittadini stranieri, soprattutto sudamericani, Si tratta di richieste di complessa gestione legata sia alle situazioni da esaminare che, alla normativa applicabile con conseguente difficoltà di operare un puntuale vaglio della documentazione allegata. Più in dettaglio, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha stimato che presso i Consolati d'Italia in Brasile risultano presentate decine di migliaia di domande di riconoscimento dello status civitatis”. “L'attribuzione della cittadinanza brasiliana iure soli agli emigrati in quel Paese alla fine del XIX secolo, a seguito della cosiddetta “Grande naturalizzazione”, sancita da un decreto del 1889 della neonata repubblica brasiliana, - ricorda ancora Scalfarotto – poteva comportare per i nostri connazionali la perdita della cittadinanza italiana, stante il disposto, vigente allora e sino al 1912, dell'articolo 11 del nostro codice civile del 1865, che, fra le cause di perdita della cittadinanza italiana, annoverava la fattispecie dell'ottenimento di una cittadinanza straniera. Per quanto concerne la giurisprudenza sullo specifico argomento, si pone l'attenzione sull'interpretazione difforme tra, le due sentenze richiamate nella circolare del Ministero dell'interno, e la recente sentenza della Corte d'appello di Roma, sezione I civile dell'8 ottobre 2021. Si sottolinea, peraltro, che in seguito alla pronuncia sopra citata, la medesima sezione della Corte d'appello di Roma, decidendo in merito a casi di cittadini italiani emigrati in Brasile a fine del XIX secolo, ha ritenuto inequivocabile che, con l'accettazione dell'avvenuto acquisto della cittadinanza brasiliana, si sia formata la contestuale rinuncia tacita a quella italiana alla luce del disposto della richiamata disposizione del codice civile del 1865, respingendo pertanto la domanda di riconoscimento iure sanguinis della cittadinanza dei discendenti”. “Tenuto conto delle rilevate difformità giurisprudenziali, - spiega Scalfarotto – si è ritenuto di investire della questione la Corte di cassazione, presso la quale è già incardinato ricorso, per il quale la stessa Avvocatura generale dello Stato ha formulato istanza di trattazione celere e di rimessione alle Sezioni Unite. La Suprema corte ha fissato al prossimo 12 luglio l'udienza di esame. In attesa dell'esame da parte della Corte suprema, il Ministero dell'interno, con la circolare n. 6497 del 6 ottobre 2021 e in analogia alle direttive emanate per i consolati dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, ha segnalato agli uffici dello stato civile dei Comuni la possibilità di dare priorità alla definizione delle pratiche di cittadinanza iure sanguinis nelle quali sia vantata la discendenza da dante causa non interessato dalla “Grande naturalizzazione brasiliana”. L'acquisizione del giudizio della Corte suprema – conclude – potrà consentire alle Amministrazioni di orientarsi con sicurezza di fronte alla complessità interpretativa della materia e di evitare l'assunzione di decisioni passibili di annullamento successivo e il rischio di esposizione dell'erario a ingenti oneri di spesa”. (aise)


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