In questi giorni sono negli USA e da qui le vicende europee sono viste con tutt’altra prospettiva rispetto all’ Italia. Ci tenevo a trasmettere ai lettori alcune impressioni sulla guerra in Ucraina colte dall’ altra parte dell’Atlantico. Note che trascendono dalle notizie dell’ultimo minuto e che volutamente non si soffermano sugli orrori e la violenza che ha segnato anche questo conflitto. Non ci sono dubbi sulle responsabilità dell’aggressione di Putin, ma cerchiamo di vedere le cose anche in modo strategico per il futuro dell’Italia e dell’Europa, non facciamoci confondere da notizie non sempre documentate e certe, visto che in ogni guerra la verità è spesso manipolata agli interessi di parte.
GLI INTERESSI DI BIDEN
A oltre quaranta giorni dall’inizio del conflitto, qui negli USA le notizie della guerra in Ucraina tendono a scivolare via velocemente dai titoli di testa dei TG con gli americani molto più preoccupati per l’inflazione e il costo dei carburanti che non per il lontano fronte europeo.
E’ infatti molto più commentata la decisione presidenziale di attingere un milione di barili al giorno dalle riserve strategiche fino alla fine dell’anno pur di bloccare il prezzo della benzina che era schizzato in molti Stati oltre i 5 dollari al gallone. La mossa ha stabilizzato il prezzo intorno a 4,20 dollari, equivalenti a 99 centesimi di euro al litro, un prezzo che a noi sembra da favola, ma per gli americani è comunque uno shock.
Un esempio per sottolineare come la partita Ucraina si giochi negli USA principalmente sul fronte interno sostenuto da una borsa dove corrono soprattutto i titoli legati alla difesa, grande business americano di cui in Europa si parla pochissimo.
L’opinione pubblica guarda preoccupata al prezzo della benzina, ma anche perché deve prende atto che l’inflazione ufficiale, già prima della guerra, era salita al 7,9%, record negativo dal 1982, mentre la Federal Reserve pompa quotidianamente nel sistema una somma imponente di liquidità (si parla di 300 miliardi di euro al mese, ovvero in un solo mese tutti i fondi italiani del PNRR) per sostenere i consumi e – indirettamente – le traballanti fortune di Biden chiamato a novembre ad un difficile turno elettorale.
Dietro il paravento degli aspetti politici ed umanitari del conflitto, gli USA si stanno indebitando sempre di più, ma grazie alla loro rafforzata leadership economico-finanziaria, scaricano una parte dei propri guai sull’Euro e le alte economie straniere con il dollaro che comunque si e rafforzato confermandosi come valuta centrale del mondo.
“Combatteremo la guerra in Ucraina fino all’ultimo europeo” E’ uno slogan ipotetico, ma che rende l’idea: l’America vende armi, tiene alta la tensione, fa i propri affari e scarica rischi, profughi e “danni collaterali” sugli alleati e le loro economie.
Dopo l’abbandono dell’Afghanistan che ha significato una figuraccia immensa per la Casa Bianca, l’amministrazione Biden sta puntando tutto su un rilancio economico interno nel tentativo di affrontare al meglio il voto di novembre. Di qui la necessità di tenere basso il costo del denaro offrendo liquidità delle famiglie (si stanno ripetendo le situazioni pre-2008, quando esplose la bolla dei mutui sugli immobili che come un terremoto sconvolse l’economia del mondo) e puntando a nuovi posti di lavoro. Il prezzo da pagare è un aumento astronomico della liquidità circolante che genera inflazione, ma accettabile se appunto viene parzialmente “spalmata” all’estero nel momento in cui la guerra indebolisce soprattutto le cncorrenti economie europee.
Parliamoci chiaro: l’America non risente economicamente del conflitto, non impiega propri uomini in prima linea, non ospiterà una quota significativa di profughi, ma ha tutto l’interesse a mantenere alta la pressione perché controllerà sempre di più le fonti energetiche mentre fa grandi affari in campo militare anche in Europa.
La Germania, per esempio, ha acquistato nelle scorse settimane nuovi armamenti USA nel quadro di un piano di rinnovamento delle sue forze armate con un budget di 100 miliardi di Euro. Applaudono Lockheed, Martin, Raytheon, General Dynamics, Boeing e Northrop Grumman, i giganti della difesa USA sempre in prima fila – guarda caso - a sostenere Biden.
Soprattutto, sul piano strategico, gli USA al di là delle dichiarazioni ufficiali sono ben contenti del solco profondo che la guerra in Ucraina sta creando tra UE e Russia che - ove fossero invece paesi tra loro alleati -potrebbero insieme diventare un formidabile antagonista all’America.
Un’Europa debole dal punto di vista energetico è poi un’altra manna per Washington che invierà gas – così almeno è stato promesso – ma ad ottimi prezzi (per gli USA) mentre la sospensione dei lavori per il gasdotto Nord Stream 2 chiuderà per anni i rubinetti ad Est per un’Europa affamata di energia: la quadratura di un cerchio perfetto in cui l’UE è però la parte perdente.
Anche se si pone l’accento soprattutto sulle tematiche umanitarie per giustificare la reazione all’attacco di Putin, di fatto la crisi ucraina sta quindi diventando un formidabile mezzo per gli Stati Uniti per controllare in modo economicamente e militarmente molto più forte un’Europa divisa su molti aspetti e già zoppicante per aver perso la Gran Bretagna.
Si spiegano così anche alcune mosse di Biden che sembrerebbero scriteriate, se davvero alla Casa Bianca ci fosse una concreta volontà di costruire la pace. Se vuoi la pace non provochi e insulti gli avversari, non spingi per esasperarli quando sai che buona parte delle forze armate russe non sono (ancora) coinvolte in Ucraina. Soprattutto rifletti prima di armare l’Ucraina perpetuando il conflitto e insisti invece per una mediazione credibile mentre – anche sulle sanzioni – cerchi di non scegliere quelle che danneggiano soprattutto gli alleati europei, come invece è stato fatto.
E l’Europa, l’Italia, Draghi? Ho l’impressione che (a parte tutti i consueti appelli alla pace, democrazia, libertà, diritti umani ecc.ecc.) una volta di più a Bruxelles comandino quelle lobby che non sono sempre dalla parte dei comuni cittadini europei. Conta soprattutto il business, così dopo il Covid ora si guadagna con la guerra: ieri si speculava sui vaccini venduti a prezzi esorbitanti senza controlli sui contratti (dopo due anni i contratti pubblici europei con le americane Pfizer e Moderna per centinaia di milioni di dosi e miliardi di euro sono ancor segreti!), oggi si permettono aumenti dei costi energetici che uccidono l’economia europea, ma portano profitti scandalosi alle multinazionali. Quanti riflettono anche su questi aspetti, quali media ne parlano? Spero che qualche italiano in più cominci a farsi delle domande.
Buona settimana a tutti …… Marco Zacchera
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