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Friûlout: i friulani all’estero nel libro di Massimo De Liva

  • 8 ott 2021
  • Tempo di lettura: 3 min

“Nel 2013 mentre scrivevo Friûleconomy, il mio libro sulla storia dell’economia del Friuli dal 1946 al 2014, mi accorsi che il fenomeno dell’emigrazione friulana era in netta ripresa dopo alcuni decenni (dagli anni Settanta agli anni Novanta del Novecento) in cui si era molto attenuato rispetto al periodo successivo al termine della Seconda Guerra Mondiale. Iniziai in parallelo a scrivere un libro sull’emigrazione friulana dal 1946 fino ai giorni nostri. Finalmente ad Agosto 2021 sono riuscito a pubblicarlo, il titolo è Friûlout”. Udinese, 37 anni, laureato in Discipline Economiche e Sociali, responsabile marketing per Alifax, Massimo De Liva presenta così il suo ultimo lavoro, “Friûlout. L’emigrazione friulana dal 1946 al 2021. Come attrarre i talenti in Friuli”, che ha presentato alla Festa degli Emigranti organizzata a Porzus dall’Associazione Partigiani Osoppo.

“Friûlout – spiega – indaga 75 anni di storia friulana ed è diviso in tre parti: le interviste a circa 120 friulani emigrati negli ultimi decenni (dagli anni Ottanta ad oggi), in oltre 40 Paesi nel mondo; le testimonianze tratte da altri libri, frutto di una accurata ricerca storica, sui friulani emigrati dal 1946 agli anni '70; le interviste a circa 20 imprenditori, manager, professionisti e ricercatori friulani su cosa fare per favorire il rientro dei talenti emigrati e l'arrivo di altri talenti da altre zone del Mondo”.

Nella prima parte, chiarisce l’autore, “grazie alle interviste dei friulani emigrati di recente, si scoprono le diverse cause dell’emigrazione attuale. Si parte da una sana curiosità dei giovani verso l’estero, alimentata anche dalle esperienze come l’Erasmus, i tirocini all’estero, le borse di studio o di ricerca.

Ci sono anche alcuni friulani che si innamorano di un partner straniero e decidono lasciare il Friuli. Viene anche evidenziato nelle interviste come spesso sono gli stessi dipendenti friulani di aziende localizzate in Friuli o nel resto d’Italia a chiedere di andare a lavorare nelle filiali all’estero per fare carriera, a volte anche solo per fare un’esperienza in un nuovo Paese. Successivamente ci si sposta verso le emigrazioni dovute a cause legate al mercato del lavoro friulano: i salari, le opportunità di carriera, la delega nelle piccole e medie imprese famigliari, la specializzazione produttiva delle aziende in Friuli. Nelle interviste emergono anche altri fattori alla base della scelta di lasciare il Friuli: l’eccessivo peso della burocrazia in Italia, la pressoché nulla crescita del PIL in Italia negli ultimi dieci anni rispetto alle realtà straniere più dinamiche, la scarsa meritocrazia. Anche il bilanciamento tra la vita ed il lavoro, così come un sistema strutturato di valutazioni (e bonus) ed un miglior modo di lavorare in gruppo aumentano il fascino di emigrare all’estero. Un intero capitolo è dedicato a coloro i quali lavorano in professioni culturali e creative che sono emigrati all’estero. Un altro capitolo ancora è dedicato ai laureati, svolgo innanzitutto un’analisi della percentuale degli emigrati per ciascun corso di laurea all’Università di Udine e di Trieste: emerge che i laureati che emigrano di più sono quelli nelle materie STEM ed i laureati in lingue. Percentuali più elevate di emigrati, rispetto alla media, anche per i laureati in ambito politico-sociale e letterario, in architettura, in biologia ed infine anche in ingegneria ed economia. Quasi un laureando su due, nel 2018, ha preso in considerazione l’ipotesi di emigrare all’estero dopo la laurea: questo emerge da una ricerca condotta dal Professor Zaccomer dell’Ateneo udinese.

Ma l’estero non è sempre il Paradiso! In diverse testimonianze emergono anche gli aspetti critici che determinano la volontà e, in alcuni casi, la decisione di rientrare. Sono, tuttavia, soprattutto decisioni nella sfera personale. Raramente i friulani tornano perché in regione (o in Italia) trovano delle opportunità professionali stimolanti.

Proprio su questa parte il libro si concentra nel finale: su diverse proposte concrete per favorire l’attrattività del Friuli verso i talenti”.

Il libro, come detto, è stato presentato anche a Porzus: “la Festa degli Emigranti ha rappresentato il luogo ideale dove presentare Friûlout. In modo lungimirante – commenta De Liva – l’Associazione Partigiani Osoppo ha deciso di approfondire le ragioni che portarono non solo alcuni partigiani della Osoppo ad emigrare nel Dopoguerra, ma anche negli ultimi decenni diversi giovani friulani. Friûlout indaga lo stesso arco temporale, chiaramente nel Dopoguerra le condizioni che portarono i friulani ad emigrare erano differenti rispetto a questi ultimi decenni: la guerra aveva duramente colpito questa terra, l’economia era ancora essenzialmente legata al settore primario, solo a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e gli Settanta il tessuto industriale sarebbe stato forte abbastanza per ridurre nettamente l’emigrazione che a quel punto riguardava soprattutto tecnici specializzati, di cui diversi tornarono definitivamente dopo al Terremoto del 1976”.

“Friûlout” è edito da Andrea Moro Editore con il patrocinio di Ente Friuli nel Mondo, Camera di Commercio Pordenone – Udine e Comune di Udine, con il sostegno di Gallas Group. (aise)




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