“Gentile Signor Ministro Di Maio, converrà con noi che l’espressione del voto rappresenta il momento più alto della partecipazione democratica di ogni cittadino”. Inizia così la lunga lettera che il coordinatore dell’Intercomites Germania, Tommaso Conte, indirizza al Ministro degli esteri Di Maio, nell’imminenza delle elezioni dei Comites cui si sono iscritti solo 177.835 connazionali. Nella lettera - condivisa all’unanimità dagli 11 Presidenti dei Comites tedeschi, oltre a Conte (Stoccarda), Elisabetta Donà (Berlino), Giuseppe Laudani (Colonia), Marilena Rossi (Dortmund), Giovanni Di Rosa (Saarbrücken), Calogero Ferro (Francoforte), Sara Orlando (Friburgo), Giuseppe Scigliano (Hannover), Lucio Albanese (Norimberga), Daniela Di Benedetto (Monaco), Gianfranco Di Ruberto (Wolfsburg) e dai 7 consiglieri del CGIE Edith Pichler, Simonetta Del Favero, Tony Mazzaro, Paolo Brullo, Vincenzo Mancuso, Giuseppe Maggio, Isabella Parisi - – si critica duramente l’operato della Farnesina per non aver ascoltato quanti chiedevano di posticipare le elezioni, non solo per via della pandemia, ma anche per l’affanno in cui versa la rete consolare.
“Il governo che Lei rappresenta, con l’ausilio dell’amministrazione della Farnesina e di gran parte dei 18 parlamentari eletti nella circoscrizione estero, ha deciso di far svolgere comunque le elezioni dei Comites, pur conoscendo i limiti legislativi e operativi della rete consolare, alle prese con ritardi amministrativi e senza un solido progetto organizzativo per permettere agli aventi diritto di iscriversi numerosi sulle liste elettorali”, scrive Conte nella missiva, inoltrata per conoscenza anche al segretario generale della Farnesina Sequi e al segretario generale del Cgie, Schiavone.
“Da un punto di vista legislativo, - annota Conte – le nostre Comunità non erano pronte al voto, sia per le restrizioni pandemiche, sia perché con questa modalità di voto il tempo necessario per organizzare le elezioni richiede anni di preparazione e non un paio di mesi, con strumenti digitali imperfetti e sistemi arcaici”.
Ricordata la riforma approvata dal Cgie e “scientemente congelata nei cassetti della Farnesina e del Governo”, il coordinatore dell’Intercomites cita la riunione organizzata in videoconferenza dal CGIE il 4 agosto scorso con il Sottosegretario Della Vedova e il Direttore generale Vignali: in questa occasione, ricorda Conte, “alla domanda posta dai partecipanti se l’amministrazione fosse pronta per l’organizzazione e per la gestione delle elezioni, il direttore Luigi Vignali affermò che “i consolati erano pronti ad uno scorrevole svolgimento delle elezioni, la rete stava lavorando alacremente alla perfetta preparazione e allo svolgimento delle elezioni Comites”. Quella risposta ci aveva lasciati increduli, perché i Comites oltre ad avere il polso delle situazioni locali, conoscono bene le condizioni in cui versano gli uffici consolari e a quale carico di lavoro ordinario siano sottoposti. Nonostante tutte le avvisaglie e non solo quelle scaturite dal contagio sanitario, il Governo, incurante, ha deciso di far svolgere le elezioni dei Comites per il 3 dicembre”. Fu proprio Di Maio, ricorda Conte, ad annunciare la data durante un’audizione.
“Su questa decisione – accusa l’Intercomites tedesco – tutti gli addetti ai lavori hanno speculato, in attesa di faziosi vantaggi, umiliando i numerosi volontari e quei rappresentanti di base, che in questi anni hanno svolto un ruolo sussidiario e di supplenza dello Stato e della rete diplomatica consolare, proprio in quei territori che rappresentano”, una scelta sottolinea Conte che “ha prodotto solo ed esclusivamente macerie nella rappresentanza degli italiani all’estero”.
Sotto accusa, anche in Germania, la cosiddetta opzione inversa – se vuoi votare lo devi dire – “a parere di molti di dubbia costituzionalità” e “il cui utilizzo, dai primi risultati e in questa seconda tornata elettorale, ha creato una inesorabile distanza tra i nostri connazionali e quella che, invece, è l’espressione più avanzata di partecipazione democratica alle istituzioni nazionali italiane”.
Ma l’opzione non è l’unico vulnus: per Conte “i problemi dei Comites nascono prima di questa che si preannuncia una debâcle elettorale e sono legati all’insufficiente credito e al fragile empowerment che, invece, dovrebbero ricevere dal MAECI e dagli organismi istituzionali, amministrativi e diplomatici, chiamati a interagire e fare quotidianamente squadra”.
E ancora: “l’elevatissimo carico burocratico e la bassissima libertà di programmazione delle attività, con i quali questi Comitati sono costretti a convivere, li svilisce fortemente, condannandoli a condizioni di lavoro in cui anche i piccoli numeri diventano grandi successi”.
In futuro, continua Conte, “sempre che il Governo vorrà valorizzare la rappresentanza degli italiani all’estero, nelle sue composite articolazioni: Comites, CGIE ed eletti nella circoscrizione Estero, dovrà confrontarsi con il forte smarrimento del senso civico dei singoli cittadini, che ha prodotto rigetto, astensionismo e lontananza dalle rappresentanze consolari. I dati degli iscritti per le elezioni dei Comites, registrano un ulteriore arretramento rispetto alle elezioni del 2015”, annota il coordinatore dell’Intercomites, citando in particolare il numero degli iscritti in Europa: 61.448 su 2.589.085 aventi diritto, pari al 2,37%.
“La reale partecipazione al voto la conosceremo solo il 4 dicembre e per definizione potrà essere solo uguale o inferiore”, annota Conte. “Il miracolo di qualche decimale in più, potrebbe scaturire dalle diverse richieste di partecipazione da registrare sulle liste aggiuntive, per sanare gli errori di registrazione degli uffici elettorali consolari”.
Dunque pochi iscritti nella ripartizione che di solito è al primo posto per votanti e che per queste elezioni si piazza invece all’ultimo posto con il suo 2,37%, cui ha contribuito anche la deludente performance in Germania, con i 1435 iscritti di Berlino o i 962 di Monaco e i 1.973 di Francoforte.
“1001”, rende noto Conte, “risultano i partecipanti alla sperimentazione del voto elettronico tra Berlino e Monaco”: si tratta di connazionali che si sono iscritti nel registro degli elettori attraverso Fast It.
La sperimentazione, ricorda, “costerà 1 milione di euro: sarà in grado di produrre risultati indicativi a fronte di questi numeri e nonostante l’ingente spesa? Ci chiediamo e Le domandiamo se una così bassa partecipazione al voto è dovuta a mancanza di interesse o piuttosto all’incredulità, da parte di chi è già iscritto all’AIRE, di doversi iscrivere ancora una volta? Non lo sapremo mai, perché il programma di iscrizione Fast It, soprattutto nelle ultime settimane, è diventato fortemente instabile e impraticabile; non lo sapremo perché le caselle di posta elettronica dei consolati erano piene e non permettevano ulteriori iscrizioni online”.
Tornando alla videoconferenza del 4 agosto, Conte ricorda che “l’auspicio della DGIT era di coinvolgere almeno il 10% del corpo elettorale, un obiettivo ambizioso se riferito all’allora corpo elettorale di 6,2 milioni di iscritti all’Aire, per la cui partecipazione era prevista una spesa quantificata in 8 milioni di euro. Su cosa era stata stimata la partecipazione al voto del 10% ?” si chiede Conte “quali erano i presupposti e le aspettative delle iscrizioni con Fast It, e l’impatto mediatico e informativo dei social network? La DGIT ha investito risorse pubbliche per alimentare questi sistemi informativi”.
L’Intercomites, poi, esprime “forti dubbi sull’efficacia e sulla tempistica della strategia promozionale delle elezioni”. Le risorse per le elezioni – gli 8 milioni – erano troppo poche per far votare tutti. Quindi la Farnesina “ha giocato la carta della prevedibile scarsa partecipazione al voto”, perché “se la partecipazione degli optanti avesse raggiunto la metà degli aventi diritto, i fondi stanziati dalla manovra finanziaria del 2019 sarebbero stati insufficienti e i consolati totalmente grippati”.
Al problema risorse si aggiunge l’affanno dei consolati: “in Germania si registrano liste d’attesa per il rilascio dei passaporti o delle carte d’identità tra i sei e gli otto mesi! Come si fa ad asserire che i Consolati sono pronti ad assolvere compiti straordinari come le elezioni Comites, mentre non sono in grado di assolvere a quelli ordinari come il rilascio dei documenti personali e dei certificati?”, accusa Conte. Aver voluto le elezioni a tutti i costi, quindi, “è la prova provata della mancanza di polso e di conoscenza delle realtà locali”.
È vero che rispetto al 2015, si sono presentate più liste “ma semplicemente perché sono stati ridotti i numeri delle firme, ed è stata semplificata la norma per la raccolta delle stesse. I benefici consolidati – afferma Conte – sono inesistenti”. La “verità è che, rispetto al 2015, mancano all’appello del corpo elettorale ben 80.000 iscrizioni”. Dunque “stiamo assistendo alla Caporetto della partecipazione delle elezioni Comites e al consapevole atteggiamento da parte della Farnesina di negare questa Waterloo, confutando i numeri e distorcendo la realtà con una narrazione da fake news tendente a rendere positive le catastrofiche iscrizioni elettorali”.
Sempre secondo l’Intercomites tedesco, la Dgit avrebbe “fatto poco per evitare questa disfatta”.
Anticipando una richiesta di informazioni sui dati delle iscrizioni in Germania - sugli strumenti utilizzati e gli investimenti fatti – Conte scrive di una “catastrofe” che “rattrista tutti coloro che negli anni si sono impegnati nella costruzione dell’impalcatura della rappresentanza all’estero”.
“Quanto successo lascia presagire la disfatta su tutta la linea di una classe politica e la conferma del declino inesorabile di uno dei bastioni della fortezza diplomatica italiana”, annota Conte, lamentando ancora una volta l’indifferenza con cui l’Italia guarda a questi organismi che invece nei Paesi di residenza sono apprezzati e considerati.
“Per i gravi errori di valutazione commessi dal Governo e dalla Farnesina, sarebbe opportuno” sostiene tra l’altro l’Intercomites che “se ne traggano le conseguenze”.
Sottolineato il “ruolo pioneristico dei Comites e il senso della rappresentanza, che è il tratto qualificante di una democrazia moderna”, al Ministro Conte ricorda che “quando si parla di elezioni all’estero spesso si fa richiamo al prestigioso organismo di rappresentanza dei Francesi all’Estero, che in media viene eletto da circa il 2% di elettori, e non per questo viene meno accreditato dei nostri organismi di base. In confronto però, non ci consoliamo delle debolezze degli altri, perché quello è espressione di una storia diversa, mentre gli italiani nel mondo sono 6.5 milioni, con 80 milioni di discendenti e le nostre comunità sono state pioniere del voto all’estero, perciò le nostre responsabilità e quelle del governo italiano sono maggiori”.
“Con l’occasione Ministro Di Maio, - conclude – Le chiediamo di seguire con maggiore attenzione le politiche per gli italiani all’estero e di promuovere quelle riforme che tanto abbiamo voluto realizzare negli anni”. (aise)
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