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Elezione dei ComItEs e del CGIE. Con quale modalità e con quale legge? VIDEO

Elezione dei ComItEs e del CGIE. Con quale modalità e con quale legge?

Elezione dei Com.It.Es. e del CGIE. Con quale modalità e con quale legge si procederà al

Elezione dei ComItEs e del CGIE. Con quale modalità e con quale legge? Elezione dei Com.It.Es. e del CGIE. Con quale modalità e con quale legge si procederà al rinnovo di questi organismi? Il CGIE ne discute con i parlamentari eletti nella circoscrizione estero e i responsabili per gli italiani all’estero dei partiti dell’arco costituzionale. --- Sotto a questo video si trovano commenti e descrizioni... Elezioni dei Comites, rinvio o non rinvio? Di questo si è discusso durante la nuova riunione
Elezione dei ComItEs e del CGIE. Con quale moda

rinnovo di questi organismi? Il CGIE ne discute con i parlamentari eletti nella circoscrizione estero e i responsabili per gli italiani all’estero dei partiti dell’arco costituzionale.


--- Sotto a questo video si trovano commenti e descrizioni...


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Elezioni dei Comites, rinvio o non rinvio? Di questo si è discusso durante la nuova riunione del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero svolta questo pomeriggio online, che ha visto come protagonisti principali della discussione i parlamentari eletti all’estero, i consiglieri del Cgie, alcuni presidenti dei Comites stessi e i presidenti delle Commissione Esteri di Camera e Senato.

Molto chiara è apparsa la posizione degli eletti all’estero di Italia Viva. Laura Garavini prima e Massimo Ungaro poi, hanno espresso i loro forti dubbi riguardo la richiesta del Cgie di rinviare le elezioni alla primavera del 2022. “È anomalo - ha spiegato Garavini - che sia il Cgie a chiedere il rinvio delle elezioni per le quali sia governo che amministrazioni si sono attivate per una corretta tenuta. Il governo mi ha assicurato di aver già messo in atto la campagna informativa - ha informato -. È vero che la situazione emergenziale legata al covid è ancora in corso, ma è anche vero che la situazione è in miglioramento”. A perplimere Ungaro, invece, sono due motivi. Il primo: “i comites ora sono deboli perché in questi anni non si è mai rispettata la regolarità delle elezioni. Questi rinvii uccidono la legittimità dei Comites. Dunque si deve andare a elezioni senza aspettare un altro motivo che farà rinviare anche il prossimo appuntamento. Francamente i rischi dovuti a pandemia sono minimi, anche perché si vota per via postale”. Il secondo: “trovare i fondi per le elezioni è molto difficile, e adesso ci sono”.

Quantomeno, secondo Garavini, se si dovesse procedere con un rinvio delle elezioni del prossimo 3 dicembre, dovrebbe essere condizionato necessariamente alla riforma della legge elettorale che preveda, come minimo “l’abolizione dell’inversione dell’opzione”. Ma questo scenario, secondo Garavini, presenta alcune difficoltà politiche, a suo modo di vedere, ossia che i principali gruppi nelle commissioni parlamentari, M5S e Pd, “avversano questa opzione”. Così, secondo Garavini, il Cgie sta chiedendo un rinvio “senza un minimo di garanzia sapendo che non ci potrà essere una riforma. Il rinvio - ha concluso - rischia di essere un’operazione avventata”.

A riguardo ha potuto replicare Piero Fassino, il Presidente della Commissione Esteri alla Camera, che ha spiegato che la situazione pandemica non è esclusivamente una situazione europea, dove la situazione è in miglioramento, ma mondiale e nel resto del mondo i rischi sono ancora tanti. Fassino, ha affermato poi la sua “non contrarietà alla riforma elettorale”, anche se non deve essere intesa, attualmente, come un’opzione essenziale per un eventuale rinvio. Poiché “la cosa fondamentale al momento è superare l’emergenza. Poi - ha concluso - se il rinvio ci dà lo spazio per le riforme, io sono per farle”.

Anche Francesco Giacobbe, senatore del Pd eletto all’estero, non ci vede “niente di male nel rinvio delle elezioni a primavera. Ci serve il rinvio”. Poi, riferendosi a quanto affermato da Ungaro, ha spiegato: “non sono per niente convinto che sono i rinvii a uccidere i Comites, quanto piuttosto un sistema vecchio. Cercare di riformare è fondamentale. Non ci sono i tempi veri per riformare entro la prossima primavera, ma dobbiamo comunque tentare di farlo. E cercare di dare il diritto a tutti di votare, cancellando dunque l’inversione di opzione e arrivando ad una partecipazione più amplia”.

Anche Silvana Mangione, Vicesegretario del Cgie, ha spiegato: “costringerci a votare con elezioni indette il 3 settembre, vorrebbe dire poca partecipazione e mettere in difficoltà la legittimità di Comites e Cgie. In caso di conferma, abbiamo bisogno di una campagna di informazione semplice e chiara, diversa dalle precedenti”.

Ha preso parola anche Roberto Menia, responsabile del dipartimento Italiani all'Estero di Fratelli d'Italia e Segretario Generale del CTIM, che si è chiesto: “esistono motivazioni a favore del rinvio?”. “Credo di sì - ha risposto. La pandemia cambia anche in base alla stagione, è ciclica. È vero che si vota per posta, ma ci sono diverse azioni, come la firma delle liste, che invece si devono fare fisicamente. È fondamentale avere partecipazione. E il rinvio potrebbe essere un’opportunità”. Secondo Menia, dunque, il rinvio potrebbe essere utile per approfittare “dei mesi di rinvio per fare la riforma elettorale. E magari trovare fondi per una sperimentazione del voto elettronico che possa essere più di una sperimentazione. Si faccia riforma, si voti in modo elettronico. Questo permetterà più partecipazione”. (l.m.\aise)


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Prosegue il dibattito sulle prossime elezioni dei Comites rilanciato oggi pomeriggio dal Consiglio generale degli italiani all’estero che ha invitato i 18 parlamentari eletti all’estero per discutere dell’auspicato rinvio del voto, ma anche delle riforme degli organismi di rappresentanza mai calendarizzate in Parlamento. Al dibattito partecipano anche consiglieri Cgie e presidenti dei Comites come Pietro Mariani (Madrid) contrario all’inversione dell’opzione – se vuoi votare devi dirlo – perché “anticostituzionale”. Questa una delle modifiche da apportare nelle nuove, eventuali, leggi per impedire che “in pochi possano controllare il voto, attraverso piccoli gruppi di persone, e vincere con una manciata di voti”.

Fondamentale, poi, l’informazione che per Mariani dovrebbe essere di competenza della Farnesina: “con la Rai poco vista e i giornali locali ormai ridotti al lumicino, l’azione di comunicazione diretta agli iscritti Aire deve essere svolta dal Maeci con una sorta di “call to action”, una sorta di “vuoi votare sì o no?” che rimandi a portali online ufficiali”. La legge Comites “si deve riformare dando più prerogative ai comitati che, negli ultimi anni, anche per via delle limitazioni economiche e i controlli più stretti hanno avuto una meno autonomia rispetto alle loro funzioni reali”.

Presidente del Comites di Stoccarda, per Tommaso Conte affrontare le elezioni con così poco personale consolare è impensabile.

“Credo fermamente, come Garavini e Ungaro, che le scadenze letterali devono essere sempre rispettate perché ne va dell’immagine dell’organismo. Io non avrei posticipato neanche l’anno scorso, ma agli eletti dico che le nozze coi fichi secchi, come diceva Bruno Zoratto, anche in tempo di pandemia non sono possibili”. In Germania, ha ricordato, “nel 2016 avevamo 763.502 iscritti Aire e 195 impiegati nella rete consolare; al 10 marzo 2021 gli Aire erano 849.368 e gli impiegati 179, cioè 1 ogni 4745 connazionali. Questa è la media, se prendete Stoccarda la situazione è 1 impiegato su 7123 connazionali. Dobbiamo votare, come dice Petrocelli, ma gli chiedo: con quali mezzi? Quando il Direttore generale Vignali dice che dobbiamo usare Fast it lo sa che migliaia di giovani arrivati in Germania negli ultimi due anni hanno usato il portale per iscriversi all’Aire e ancora non risultano registrati? Come si vuole organizzare le elezioni? Manca il personale. Servono squadre per “sanificare” l’arretrato”, ha concluso, perché se no no “non voterà neanche l’1% degli aventi diritto”.

Contraria al rinvio del voto anche la deputata di Forza Italia Fucsia Nissoli: “le elezioni sono state rinviate già di 20 mesi”, ha ricordato prima di citare la sua risoluzione, approvata dalla Camera, per “un voto entro il 2021”. Spostando la data “perderemo credibilità di fronte al mondo, come istituzione e come italiani all’estero. La democrazia è fatta di partecipazione, ma anche di regole”, ha sottolineato Nissoli, prima di ribadire il suo “no” al rinvio e la necessità di “informare capillarmente gli iscritti Aire sul voto e su cosa sono i Comites”. Serve una “campagna sinergica tra tutti gli attori in campo, non solo la Farnesina, ma tutte le istituzioni”. Quanto alla riforma, Nissoli ha pragmaticamente ricordato che “come eletti all’estero non siamo riusciti neanche a portare a casa la bicamerale, figuratevi una riforma di Comites e Cgie a tre anni e mezzo dall’inizio della Legislatura. Secondo me non è possibile. Io – ha concluso – sono pronta a collaborare ma credo si debba votare il 3 dicembre. Sono d’accordo con Tommaso Conte sulla necessità di più personale: lo chiediamo tutti, ma non arriva”.

Presidente della Commissione Affari Esteri del Senato, Vito Petrocelli – che con Fassino ha dato la sua disponibilità ad una risoluzione che chieda il rinvio del voto – è di nuovo intervenuto per ribadire quanto sia “fondamentale realizzare che c’è un universo di comunità che lavora in modo tenace sia per mantenere le sue specificità, sia per modernizzarsi”. Ricordato il ddl sul voto all’estero, che prevede anche il voto elettronico, Petrocelli ha ribadito tutta la sua contrarietà ad ogni voto per corrispondenza e quindi il sul placet all’inversione dell’opzione. Si tratta comunque di riforme che giacciono in Parlamento perchè “nessuno le vuole calendarizzare”; “anche Merlo come sottosegretario prima poteva muovere alcune leve, non l’ha fatto e ora che non è più nel Governo presenta due leggi in tempo reale”. Il senatore 5 Stelle ha infine rivendicato la sua opposizione al Comitato per le questioni degli italiani all'estero, sostenendo appunto che, senza di esso, tutta la Commissione, e quindi tutti i parlamentari, soprattutto eletti in Italia, sono costretti a farsi carico dei temi legati agli italiani nel mondo.

Preoccupato per il voto in piena pandemia anche Luigi Billè (Cgie Uk): “l’attuale normativa non garantisce la libera partecipazione democratica” al voto, ha detto prima di richiamare l’osservazione di Silvana Mangione: “le elezioni sono il 3 dicembre ma la macchina parte il 3 settembre, con la contingenza legata al covid”. Dunque sì al rinvio ma “no” a “rinvii arbitrari”. Approvando la riforma “si mette il voto in sicurezza. I parlamentari se ne facciano carico”.

Responsabile Pd per gli italiani nel mondo, per Luciano Vecchi “spetta alla autorità politica prendere decisioni. Il gruppo Pd – ha ricordato – è stato decisivo per far mettere a bilancio 2021 una somma per le elezioni, seppur insufficiente, di fronte alla proposta del Governo che era “zero”, lo ricordo anche a Merlo”.

Il tema sulla data, ha aggiunto, “è molto semplice: c’è la pandemia, si può votare? No, lo dicono tutti quelli che conoscono la situazione sul territorio”. Dunque rinvio, ma non “sine die”, al contrario “fissando già una data in primavera, salvaguardando il lavoro già avviato dalla Dgit e le risorse stanziate, possibilmente integrandole con il bilancio 2022”.

Il Pd “è per avere una riforma dei Comites, che che ne dica la senatrice Garavini, e abolire l’inversione dell’opzione”. Su questo punto, sarebbe “sufficienti dire quando ti iscrivi all’Aire se vuoi votare all’estero o in Italia, una volta per tutte; un’opzione che vale solo una volta è folle e significa più lavoro per gli uffici”.

Consigliere Cgie per il Cile, Nello Gargiulo ha sintetizzato in tre punti il suo intervento: “la responsabilità della riforma è del Parlamento, che è sovrano e ne decide i tempi; la Farnesina dovrà valutare la situazione nei consolati in ogni Continente”; certo, ha osservato, “se non c’è un’inversione di tendenza del virus, i voti sarebbero pochi e quindi ci sarebbero poche difficoltà per il personale”. Infine, la comunità: “come rivitalizzare le nostre comunità online, visto che non ci vediamo da un anno e mezzo? Fare le liste, raccogliere le firme nei consolati, conoscere i candidati”, tutto questo con la situazione di oggi sembra impossibile. Dunque, ha concluso, “sì al rinvio, ma non oltre 5/6 mesi; ma che la macchina organizzativa parta fin da ora”. (m.c.\aise)


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Sono intervenuti altri 3 parlamentari italiani eletti all’estero, Billi, Schirò e Fantetti, oltre al Direttore generale per gli Italiani all’Estero della Farnesina, Vignali, e altri esponenti dei Comites e del Cgie, durante il dibattito organizzato dal Cgie stesso per discutere sul rinvio o non rinvio delle prossime elezioni dei Comites in programma il prossimo 3 dicembre. Elezioni per le quali il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero ha chiesto il rinvio in primavera dell’anno prossimo.

Per il deputato della Lega eletto in Europa, Simone Billi, la pandemia “non è un motivo così forte” per optare per il rinvio, in quanto difficilmente “a primavera 2022 la pandemia sarà passata”. Tuttavia, il deputato leghista si è concentrato sul livello di stress che queste elezioni causerebbero al personale estero impegnato nei Consolati, già molto stressato al momento a causa della pandemia. E dunque per la rete consolare, il rinvio “sarebbe una boccata d’ossigeno”.

Ha preso parola in seguito anche Angela Schirò, deputata del Pd eletta in Europa, che si è detta anche lei “molto preoccupata per lo stato dei Consolati italiani nel mondo”. Ma questo non le ha tolto i “seri dubbi sulla richiesta di rinvio. L’unico in grado di dare risposta sulle capacità e possibilità di queste elezioni è il Governo, che deve impegnarsi”. Riguardo la riforma elettorale, invece, Schirò ha ribadito la sua volontà di portare avanti tali idee, ma ha anche affermato l’innocenza degli eletti all’estero “sul ritardo delle riforme” (di cui si parla dal 2009). Secondo la deputata dem “è necessario fare un lavoro congiunto per riformare in caso di rinvio, utilizzando l’eventuale tempo in più per questo”.

Diverso il discorso di Raffaele Fantetti, senatore di Cambiamo! eletto in Europa, secondo il quale “non possiamo accettare un rinvio delle elezioni, soprattutto nel momento in cui abbiamo fatto battaglie per ottenere i fondi. E per diritto “a scadenza” vanno fatte le elezioni”. Inoltre, per Fantetti “l’inversione d’opzione rappresenta una garanzia di sicurezza nel voto per gli italiani all’estero”, ma questo non toglie la necessità di riformare “insistendo sulla digitalizzazione”.

Fantetti si è detto quindi a disposizione per le riforme, ma, “posto che ci sia tanta informazione, non possiamo permetterci un rinvio”.


Sono poi intervenuti due esponenti del mondo dei Comites, Luciano Alban, presidente di quello di Zurigo, e Ernesto Pravisano, del Comites d’Olanda.

Il primo ha spiegato che “i Comites non possono rappresentare solo il 2 o 3% delle comunità. Dobbiamo riformare. Così come devono essere riformati i rapporti tra Comites e Consolato. Bisogna votare, ma votare in previsione di una scarsità di partecipazione è inutile”. Il secondo, invece, ha elencato i due limiti che riguardano questa situazione sono “interconnessi ed entrambi vanno risolti”: uno “strutturale”, quello della legge, e l’altro rappresentato dalla situazione pandemica.

Vincenzo Arcobelli, Presidente del Comitato Tricolore Italiani nel Mondo - CTIM, ha chiesto invece direttamente agli esponenti dell’amministrazione, se ad oggi, il 3 settembre, tra “ferie e traslochi”, sono pronti ad oggi al 100% per le prossime elezioni. “E se oggi fanno tutti parte della stessa maggioranza - si è chiesto poi -, non è possibile fare una riforma che accolga le richieste degli italiani all’estero, anche per il 3 dicembre?”.

In seguito ha preso parola anche Luigi Maria Vignali, Direttore generale Italiani all’Estero del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che spiegato: “noi siamo in ascolto. Il nostro compito è applicare la legge. E noi ci stiamo attivando per l’obiettivo di portare a termine nel migliore dei modi le elezioni del 3 dicembre. In caso di rinvio ci attiveremo per farlo più avanti”. (l.m.\aise)


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Dibattito fiume sulle elezioni dei Comites oggi pomeriggio sulla pagina facebook del Consiglio generale degli italiani all'estero. Al centro degli interventi l’opportunità di posticipare il voto, vista la pandemia in corso, e intervenire finalmente sulle riforme.

Referente della Lega nel mondo, Paolo Borchia non ha detto “no” al rinvio del voto – ora previsto il 3 dicembre – paventando anche lui il pericolo di “perdere credibilità”, ma aperto ad ascoltare “le indicazioni dell’Amministrazione”, cioè la Farnesina, che “diano elementi di certezza così la politica sia in grado di decidere”. Dunque “siamo pronti a ragionare sul rinvio, ma non puntando sulla pandemia: ieri la Sassonia ha votato in presenza”. Quanto al voto elettronico, sembra essere “obiettivo di tutti, ma – ha osservato – dobbiamo fare conti con la realtà” che per Borchia è “che non c’è ancora una tecnologia matura”. uanto infine alle risorse umane, il tema “è inderogabile”; c’è bisogno di una “riforma radicale sull’impianto della rappresentatività. L’impasse si trascina da troppo tempo”.

Il segretario generale del Cgie, Michele Schiavone ha preso la parola per ribadire che il compito dei consiglieri è quello di difendere i diritti dei connazionali: “nessuno prende in considerazione le nostre proposte in difesa dei diritti; i 18 eletti all’estero proseguono il loro lavoro con la schiena diritta, ma la verità è che le questioni nostre non entrano nel dibattito pubblico e quindi mi chiedo: che senso ha spendere la vita alla rincorsa dei diritti? Non siamo attaccati alle poltrone, abbiamo tanto da perdere, abbiamo carriere e dedichiamo tempo a un ideale e a una comunità che ha bisogno di essere sostenuta. Chi si occupa di italiani all’estero deve allargare lo sguardo oltre l’Italia”.

Anche per Gianluca Lodetti (Cgie Italia) è il caso di “sgombrare il campo dal pensiero che il Cgie vuole il posticipo del voto per non eleggere le rappresentanze”. La verità è che “c’è una classe politica che non riesce a rappresentare in pieno le nostre esigenze, non parlo degli eletti all’estero, ma proprio delle segreterie dei partiti. Questo – ha accusato – ha bloccato le riforme”. Quindi, rivolto a Borchia, Lodetti ha ricordato che “non votiamo tutti in Sassonia, dunque verifichiamo le possibilità effettive sui territori”.

Al territorio, anzi “al fronte”, ha fatto riferimento anche Giuseppe Scigliano, presidente del Comites di Hannover, favorevole al rinvio del voto. “La base sta dicendo unanime che non è il momento di votare; io non sono un politico, io sto al fronte, conosco la realtà del mio territorio. I consolati non sono pronti: mettere sull’home page un volantino con su scritto che ci sono le elezioni non è “preparare le elezioni”. Da più di un anno e mezzo che non vediamo le persone, e in queste condizioni si vuole votare?”.

Presidente del Comites di Lione, Angelo Campanella ha sostenuto che fa “difficoltà a considerare i 18 eletti all’estero i miei rappresentanti, che poco o niente hanno fatto”. Un giudizio severo che ha esteso “alla politica tout court”. Al contrario “Comites e Cgie hanno sempre fatto la loro parte”. A Lione vivono più 80mila Aire, per i Comites votano sempre in 6mila: “sono loro che ci hanno motivato”, ha aggiunto prima di ricordare che “in tutta Europa nessuno ha modificato il calendario elettorale; qui in Francia votiamo fra 2 settimane”. Il vero problema dei Comites è “avere riconoscimento ed essere messi in condizione di lavorare”.

Secondo Rodolfo Ricci (Cgie Italia) la discussione di tre ore promossa oggi dal Cgie “è interessante, perché dà uno spaccato dell’Italia ed è una fotografia del fallimento della politica”; sarebbe “da diffondere per capire come siamo messi in questo Paese”. D’altra parte, ha aggiunto, “diciamo le stesse cose di 6 anni fa, prima della riforma che ha tagliato il numero dei consiglieri”. Da lì è sempre stata una lotta per i diritti di base. “Si facciano le elezioni, se si vuole, ma – ha concluso – la responsabilità del loro fallimento sarà della politica”.

In collegamento dal Venezuela, Nello Collevecchio ha invitato tutti i parlamentari ad andare in Sud America per “visitare tutti i paesi del continente, non solo il Venezuela”, per capire come si vive e come “i connazionali contribuiscono al Sistema Paese”.

Dall’Argentina è intervenuto anche Marcelo Carrara, Consigliere Cgie di Mar del Plata: "la pandemia non può essere una scusa. Non sappiamo quando finirà, ma non possiamo posticipare in eterno le elezioni. Dobbiamo legittimare i nostri rappresentanti. Si pensa di posticipare alla primavera europea, ma nessuno pensa al Sud del mondo. Se non c’è la volontà politica adesso per arrivare a una riforma, chi ci garantisce che ci sarà dopo il rinvio?"

La posizione di Vincenzo Mancuso dell’intercomites Germania, invece, è molto chiara: “rinviare le elezioni sì, ma di un anno”. La situazione pandemica deve finire per fare campagna elettorale, bisogna guardarsi in faccia, ovunque nel mondo.

E anche per Fernando Manzo (Belgio) fare le elezioni e soprattutto i preliminari delle elezioni è “impossibile” in alcune zone del mondo a causa della pandemia. Quindi è necessario il rinvio. Poi, il Consigliere Cgie si è detto anche molto scettico sul voto elettronico, che spesso può risultare “complicato”. (aise)







1 Comment


Unknown member
Jun 08, 2021

Sarebbe interessante sapere se la riunione si e' conclusa con un documento ufficiale

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