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“El Vestido de Dora”: presentato a Mar del Plata il docufilm di Maxi Manzo


Esiste un’altra Italia nel mondo composta da circa ottanta milioni di persone che sognano di tornare nei luoghi da cui sono partiti gli avi per
“El Vestido de Dora”: presentato a Mar del Plata il docufilm di Maxi Manzo

Esiste un’altra Italia nel mondo composta da circa ottanta milioni di persone che sognano di tornare nei luoghi da cui sono partiti gli avi per scoprire le proprie origini e risanare la ferita provocata dallo sradicamento dell’albero genealogico. Sono gli oriundi italiani residenti all’estero che compiono un “viaggio delle radici” in Italia per ritrovare la propria identità individuale e collettiva. Maxi Manzo è un giovane italo argentino, artista e membro del CRAM – Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo, che da sempre ha un legame speciale con le sue radici italiane e che, nel periodo della pandemia da Covid-19, ha compiuto un'intensa ricerca della sua storia familiare, che lo ha portato a raccontare il suo viaggio alla scoperta delle radici, con il progetto interculturale e docufilm musicale “El Vestido de Dora”, che è stato presentato in anteprima sabato scorso, 12 marzo, alle ore 17.00, nel prestigioso museo MAR della città di Mar del Plata.

L’evento, organizzato dal Consolato d'Italia a Mar del Plata e dal suo console Santo Purello, ha visto anche la partecipazione speciale per la prima volta nella circoscrizione consolare dell'ambasciatore italiano in Argentina, Fabrizio Lucentini.

Inoltre, all’evento c’erano diverse personalità di diversi settori della comunità italiana di Mar del Plata e d'Argentina: dal Vice Presidente del CRAM Abruzzo, Marcelo Castello, a Marina Gabrieli a nome dell'Associazione Raiz Italiana, da Veronica Morello, rappresentante ufficio ENIT Buenos Aires, a Marcelo Carrara consigliere argentino CGIE, passando per Alberto Becchi, presidente del Comites di Mar del Plata.

Il documentario vuole mostrare, attraverso una profonda ricerca personale, gli effetti dello sradicamento forzato all’interno di un nucleo familiare emigrato dall’Italia e che si ripercuotono sulle generazioni future. Questo avviene con alcune semplici azioni della vita quotidiana, trasmesse di generazione in generazione, che possono risvegliare un’infinità di emozioni e che vengono canalizzate attraverso l’immaginazione dell’individuo. Altre azioni più complesse, invece, permangono nell’inconscio familiare influendo sulla personalità di un soggetto, come una ferita da guarire.

Tutto parte delle testimonianze dei nonni italiani emigrati in Argentina che rievocano passaggi della loro vita, in un momento attuale di solitudine e introspezione. Attraverso i filmati dell'archivio di famiglia il viaggio continua con il racconto della comunità italiana d’oltreoceano, con la nascita delle famiglie italo-argentine negli anni ’60, con l’adozione di nuovi costumi che si sviluppano attraverso la fusione delle tradizioni di entrambi i Paesi. In alcuni momenti si percepiranno fasi di negazione, di nostalgia, di rabbia, ma tutto ciò non impedirà la nascita della vita associativa negli anni ’70 e ’80. Nel docufilm si parla anche di quello che la comunità italiana, attraverso la sua rete associativa, ha dato al protagonista, così come a tanti altri giovani: la possibilità di realizzare i loro sogni e di esprimere le loro vocazioni.

Oggi, il mondo globalizzato, i nipoti degli italiani sono stati in grado di ricostruire l’albero genealogico, di connettersi con le famiglie italiane, di comprendere da dove vengono anche attraverso il viaggio delle radici, quindi percorrendo i paesini e i campi di cui tanto hanno sentito parlare nei racconti dei nonni. Vogliono sentirsi italiani, vogliono vivere l’Italia, scoprire la sua vera essenza, far conoscere le sue storie. A volte vengono delusi dalla realtà che non coincide con l’immaginazione e il sogno, così si ostinano a cercarla nei luoghi in cui pensano che possa ancora continua a vivere. Tuttavia, si sentono ambasciatori dell’Italia e sono orgogliosi di condividere le proprie radici con molte persone nel mondo.

Il progetto ha il patrocinio della Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. (aise)

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