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COMITES MONTEVIDEO il sen. Porta interroga Di Maio


Il Ministero degli Esteri dovrebbe “dare chiare e urgenti disposizioni ai rappresentanti diplomatico-consolari operanti in Uruguay affinché l’esercizio delle prerogative riconosciute agli organismi di rappresentanza locali, per la loro stessa efficacia, siano ricondotti rigorosamente nell’alveo delle leggi e della prassi amministrativa esistenti, superando prevenzioni di parte e scorie localistiche”. Così Fabio Porta, senatore eletto in Sud America, che come preannunciato nei giorni scorsi, ha presentato una interrogazione al Ministro Di Maio sul parere negativo che la maggioranza dei consiglieri del Comites di Montevideo ha reso sul quotidiano “Gente d’Italia” diretto da Domenico Porpiglia.

Nella permessa, Porta ricorda che “la legge 23 ottobre 2003 n. 286, recante “Norme relative alla disciplina dei Comitati per gli italiani all’estero” attribuisce a tali organismi di rappresentanza la prerogativa di esprimere “parere obbligatorio, entro trenta giorni dalla richiesta, sui contributi accordati dalle amministrazioni dello Stato ai locali mezzi di informazione” (art.2, comma 4, lett. h); in virtù di tale funzione, che si traduce nell’espressione di un parere obbligatorio ma non vincolante per l’Amministrazione che dovrà procedere all’assegnazione dei contributi previsti dalla normativa sull’editoria all’estero, in data 17 febbraio il COMITES dell’Uruguay si è riunito in Montevideo per procedere agli adempimenti nel settore dell’informazione e, in tale occasione, ha espresso parere negativo sugli eventuali contributi da concedere alla testata “Gente d’Italia””.

“I pareri richiesti ai COMITES sui contributi che lo Stato riconosce alle testate che pubblicano all’estero – chiarisce il senatore – devono tenere conto dei criteri che l’Amministrazione pone come condizione di tali assegnazioni e risultare con essi coerenti; tali criteri consistono nell’attestazione dell’esistenza della testata, nella regolarità delle distribuzione delle copie dichiarate e nel rispetto della percentuale di scritti in lingua italiana nell’ambito di ciascun numero del giornale, con esclusione di qualsiasi interferenza nella linea editoriale, sia da parte dell’organismo che esprime il parere che da parte della stessa Amministrazione che riconosce il contributo”.

Al contrario, accusa Porta, “il parere espresso a maggioranza (con il voto contrario dei consiglieri di minoranza) dal Comites di Montevideo non fa alcun riferimento agli elementi obiettivi di esistenza della testata e di svolgimento della sua attività editoriale nel rispetto dei parametri fissati dall’Amministrazione centrale, ma per l’intero suo svolgimento – letteralmente dalla prima all’ultima parola – si concentra sulla linea editoriale del giornale, sulla quale riversa una serie di annotazioni critiche che alla fine assumono la forma di una sentenza senza appello”.

“Tale interferenza, che riguarda non solo il giudizio sul taglio della strategia informativa e sulle scelte editoriali, - continua Porta – si estende addirittura a prefigurare i possibili effetti critici che nel futuro potrebbero aversi nella comunità in conseguenza dell’operato del giornale, coniugando in tal modo un’illegittima pretesa censoria sul presente con una specie di preventivo “avvertimento” per il futuro”.

“È di vitale interesse per gli interessi generali del nostro Paese – sottolinea il senatore – cercare di salvaguardare, nel pieno rispetto delle normative esistenti e delle regole fissate, la vita e l’attività delle ormai poche testate in lingua italiana editate all’estero, in considerazione del ruolo che esse liberamente svolgono per incentivare la partecipazione dei cittadini italiani alla vita democratica e per sostenere le linee d’intervento che l’Italia persegue nel campo della promozione integrata del Sistema Paese e, di recente, in quello del turismo di ritorno”.

Per questo, Porta chiede a Di Maio “se non intenda dare chiare e urgenti disposizioni ai rappresentanti diplomatico-consolari operanti in Uruguay affinché l’esercizio delle prerogative riconosciute agli organismi di rappresentanza locali, per la loro stessa efficacia, siano ricondotti rigorosamente nell’alveo delle leggi e della prassi amministrativa esistenti, superando prevenzioni di parte e scorie localistiche” e “se non intenda fare in modo che nel percorso ulteriore della questione dei contributi pubblici a una testata in lingua italiana come «Gente d’Italia», tra le più autorevoli tra quelle sopravvissute a livello mondiale, vi sia da parte degli organi preposti a tali decisioni una valutazione più legata all’obiettività dei fatti e dell’attività che realmente la testata svolge”. (aise - iestv.tv )

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