MADRID - Nessuna violazione della privacy e accuse pretestuose. Questo, in sintesi, quanto emerge dalla replica che Luisa Cardona, consigliera del Comites Madrid, indirizza ai quattro consiglieri del Comites di Arona, eletti con la Lista Tricolore, che a gennaio contestavano la pubblicazione dei loro dati sul sito comitespagna.info, che raccoglie informazioni sui tre comitati eletti in Spagna. Nella nota, scrive Cardona, “trapelano, in forma chiara ed evidente, delle presunte accuse che vertono sulla violazione della privacy di queste persone. Più nello specifico, loro stessi affermano che: “in data 3 gennaio 2022 ed 8 gennaio 2022, in seguito alla verifica effettuata sull’indirizzo internet http://www.comitesspagna.info/, gestito dal Comites di Madrid, riscontravamo: l’inserimento non autorizzato dei propri dati personali”. Tale affermazione è completamente priva di fondamento. Infatti, costoro sono soggetti che hanno partecipato alle elezioni politiche per l’elezione del Comites di Arona tenutosi in data 3 dicembre 2021 e pertanto già conosciuti dal pubblico di riferimento, ovvero gli elettori, perdendo quindi la qualità di “soggetto privato”. La normativa alla quale loro fanno riferimento è indubbiamente il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati Personali (RGPD), che non si applica a questo caso. Infatti, vogliamo porre l’accento sul fatto che non si può pensare alla democrazia senza tener conto della libertà d’espressione, diritto fondamentale sancito e tutelato dalle più importanti convenzioni internazionali vigenti in materia. Basti pensare all’art 11 della Carta dei Diritti Fondamentali europea nella quale si evince che “Articolo 11 - Libertà di espressione e d'informazione 1. Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. 2. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati. Il diritto applicato nel caso degli articoli da loro citati, infatti, sono riconducibili proprio a tale ambito”. Entrambi i trafiletti giornalistici a cui fanno riferimento, vengono redatti con il fine di informare l’evolversi delle elezioni, a cui loro stessi hanno preso parte e per i quali non è necessario richiederne il consenso. Gli articoli in questione, infatti, non raccontano episodi di vita personale dei 4 appartenenti alla Lista Civica Tricolore, bensì raccontano quanto avvenuto in sede di riunione, che tra l’altro si sviluppano a porte aperte essendo queste pubbliche, così come stabilito nella Legge 23 ottobre 2003, nº 286, articolo 5 comma 5, (Legge che tra l’altro loro stessi citano nella lettera, ma che evidentemente non hanno letto con attenzione). Tale comma enuncia: “Le sedute del Comitato sono pubbliche. La pubblicità è assicurata anche mediante pubblicazione dei resoconti sull’albo consolare e comunicazione ai mezzi di informazione locali.” Quindi, per quanto riguarda la richiesta di come l’informazione sia stata acquisita, torniamo a sottolineare che i verbali e le riunioni dei vari Comites sono pubbliche e che vi possono partecipare anche soggetti non eletti. Tornando al tema della presunta violazione della loro privacy, questa parte vuole evidenziare come, oltre a non essere applicabile la normativa sulla protezione dei dati per le circostanze sopra citate, anche la forma adottata dai 4 consiglieri per far valere i loro “diritti” è sbagliata. Infatti, questi “intimano” al Presidente Lazzari di: “cancellare nel termine massimo di 5 giorni i dati personali degli scriventi dal suddetto sito internet(..)” quando la legge sulla privacy conferisce termini e modalità diverse da quelle da loro adottate, infatti si parla di un periodo di 30 giorni, prorogabile per altri 2 mesi in caso di particolare complessità, motivo che lascia ben dedurre che anche in questo caso non abbiano letto la normativa da cui però cercano riparo, altrimenti non avrebbero compiuto così tanti errori grossolani. Oltretutto, se proprio vogliamo entrare ancora più in profondità, come possono questi 4 consiglieri lamentarsi della privacy quando fanno pubblicare tale carta da un giornale? Se le loro pretese fossero minimamente plausibili lo stesso giornale a cui ci stiamo riferendo non lo avrebbe fatto giacché non consta con il consenso del presidente Andrea Lazzari. Inoltre, non finiscono qua le sviste; infatti, anche la richiesta di “comunicare il nominativo del responsabile della protezione dei dati personali nominato dal Comites di Madrid (titolare dei dati) e con quale delibera consiliare” non procede, poiché il titolare del trattamento è presente sul sito web, dove vengono illustrate le modalità per mettersi in contatto con lui, oltre alle procedure per l’esercizio dei diritti, motivo per cui questa parte non intende a che pretensioni facciano riferimento visto che sono ben rintracciabili, basta semplicemente fare click sull’apposito riquadro “privacy GDPR” che è di libero accesso. Oltretutto non è necessaria o precettiva nessuna delibera consiliare al riguardo. È bene chiarire, inoltre, che sia il Comites di Arona che quello di Barcellona hanno espresso e confermato il loro consenso nel continuare a mantenere il sito web www.comitespagna.info come mezzo principale per l’attività informativa per tutta la comunità italiana residente in Spagna. Infine, per dissipare ogni dubbio al riguardo all’uso dello stemma, vogliamo sottolineare come il “Ministero di Giustizia, con una nota del 3 ottobre 2003, comunicava al Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti che non sussistevano elementi ostativi all’utilizzo dello stemma della Repubblica, anche da parte degli Ordini territoriali stante la loro natura di persone giuridiche di diritto pubblico con potere dovere di perseguire i fini istituzionali loro attribuiti dalla legge in regime di autoamministrazione”. Ora bene, se applichiamo un’interpretazione analogica si può capire la ragione per cui è stato apposto tale simbolo. Infatti, per l'ordinamento giuridico italiano i Comites, sono enti di diritto pubblico. Tale aspetto non può essere messo in discussione giacché i Comitati sono istituiti e disciplinati dalla legge italiana. Di conseguenza la richiesta di “indicare i riferimenti normativi che vedrebbero i Comitati degli Italiani all’Estero articolazioni del MAECI” viene svuotato di significato. Sperando che con quanto detto si sia dissipato ogni dubbio, rimango a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento”.
( IESTV.TV - aise)
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