– Durante il terzo appuntamento di DossiER, il ciclo di incontri online organizzato dalla Consulta degli Emiliano-romagnoli nel mondo, è stato presentato il documentario “Al di là del mare: storie di migranti e lasagne alla fine del mondo” che unisce storie di migrazione del passato e del presente – dall’Italia all’Argentina e dall’Argentina all’Italia – a partire dall’appassionante ‘spedizione Borsari’ che portò nel 1948 migliaia di manovali, ingegneri e operai bolognesi ed emiliano-romagnoli insieme con le loro famiglie fino alla Terra del Fuoco, nella Patagonia meridionale, dove contribuirono a costruire la ‘nuova Ushuaia’ lasciando una traccia indelebile nel tessuto sociale e culturale della città. Come racconta il documentario, nel secondo dopoguerra il Governo argentino si accordò con l’impresa Borsari di Bologna affinché inviasse manodopera specializzata per la costruzione di quartieri e infrastrutture a Ushuaia, un piccolo villaggio che dista oggi a circa un’ora di volo dall’Antartico: per dare un’idea della posizione di questa località sulla cartina geografica. Il viaggio durissimo in nave durava giorni e notti. La prima nave ad arrivare fu il piroscafo ‘Genova’; ne seguì una seconda e giunsero così circa un migliaio di italiani. All’epoca, entrando nella baia di Ushuaia, si vedeva ancora soltanto madre natura. Moderato da Gianfranco Coda, l’incontro ha visto alternarsi diversi protagonisti del mondo dell’associazionismo. Valentina Stragliati, Vicepresidente della Consulta degli Emiliano-Romagnoli nel Mondo, ha presentato questo progetto finanziato dalla Consulta, presentato dal Comune di Pontenuro in provincia di Piacenza e prodotto da Concorto Film Festival, in collaborazione con l’Unione Regionale degli Emiliano-Romagnoli di Buenos Aires e con l’Associazione Terra di Mar del Plata. “E’ un progetto ambizioso il cui cuore è proprio il documentario che spiega il legame tra l’Italia e l’Argentina, raccontando storie di vita degli emiliano-romagnoli partiti per trovare lavoro in questa terra così sconosciuta”, ha spiegato Stragliati. Il Consigliere Cgie Marcelo Carrara, membro dell’Associazione Terra Mar del Plata e partner diretto con le Comunità locali, ha parlato di questa storia come di un simbolo dell’emigrazione pianificata. “Ho conosciuto questa storia oltre 20 anni fa quando mi sono avvicinato al mondo dell’associazionismo. E’ una storia ricca di aneddoti, al di là dell’analisi storica su situazioni positive o meno. Riguarda un territorio molto caro di sentimenti che noi chiamiamo ‘fine del mondo’. Tutte queste famiglie che nel dopoguerra arrivarono in questo punto remoto del globo hanno collaborato alla costruzione di Ushuaia che è oggi polo turistico e di pesca. Molte di queste famiglie sono parte attiva della città”, ha raccontato Carrara ricordando che nel 2008 era stato ad Ushuaia grazie al progetto della Consulta per celebrare i 60 anni dall’arrivo della prima nave, con una mostra e un evento musicale. Carrara ha anche rievocato il libro di Rosa Maria Travaglini dal titolo “Da Bologna al fin del mundo”. Il consigliere Cgie ha quindi evidenziato come il mondo dell’emigrazione abbia lavorato alla costruzione di una identità in un Paese come l’Argentina che ha ricevuto correnti migratorie provenienti da molti Paesi e continenti. Il regista Tomas Sheridan ha parlato dell’identità come fattore complesso per chi riesce a sentirsi sia italiano che argentino e questo viene dall’integrazione. “Noi oggigiorno vediamo gente che lascia luoghi devastati dalla guerra per mare con barche un po’ più fatiscenti di quelle usate dagli italiani arrivati ad Ushuaia e invitiamo a riflettere su questo”, ha spiegato Sheridan. La produttrice Claudia Praolini ha ricordato che durante la preparazione del documentario fu una vera sorpresa trovare dall’altra parte dell’Oceano questo spicchio d’Italia. “Era una storia per noi da subito ritenuta affascinante. Queste persone non sapevano all’epoca nemmeno dove stessero andando ma la voglia di migliorare la loro vita era talmente grande da non fermarsi neppure di fronte a questo viaggio interminabile finito in questa zona remota della terra”, ha spiegato Praolini. (Simone Sperduto/Inform)
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