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Agricoltura e sicurezza alimentare nel Mediterraneo:

CIHEAM, MArTA e “Isola che non c’è” rilanciano il ruolo della Puglia

Esiste un asse che lega Taranto e la Puglia al Mediterraneo in maniera indissolubile ed è costituito da civiltà, culture e saperi che hanno attraversato il mare e hanno reso importante questo bacino che vale solo l’1% delle acque del mondo, mentre ha fatto la storia dell’agricoltura, dell’economia di numerosi paesi e delle democrazie di gran parte dell’Europa. Dibattito più che attuale alla luce della condizione pandemica che pone in evidenza la necessità di allargare le maglie dei confini e studiare strategicamente condizioni di sicurezza che valgano per tutti.

Sono questi alcuni dei temi affrontati ieri nella sala incontri del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, nell’ambito del convegno organizzato dal Museo, dal CIHEAM Bari e dalla Fondazione “L’isola che non c’è” per celebrare la Giornata Mondiale dell’Alimentazione e la prima Giornata del Mediterraneo.

“Celebriamo oggi al MArTA la giornata internazionale del Mediterraneo e la Giornata Mondiale dell'Alimentazione mettendo al centro l'agricoltura non solo come fattore di produzione”, ha detto il direttore del CIHEAM Bari, Maurizio Raeli, durante l’incontro, “ma anche come leva generatrice dell'evoluzione millenaria della civiltà mediterranea e, oggi, elemento essenziale per garantire la sicurezza alimentare, la salvaguardia dell’ambiente, il benessere e la salute umana, la preservazione delle risorse naturali attraverso sistemi sostenibili di cui la Dieta Mediterranea è uno degli esempi più virtuosi e inclusivi arrivando a coinvolgere uomo, ambiente e dimensione culturale”.

Sicurezza e tradizione che possono essere valore aggiunto per meglio riequilibrare le forze nell’area mediterranea.

“La Puglia e Taranto costituiscono il luogo ideale per celebrare queste due giornate”, ha detto Mauro Massoni, capo Ufficio II della Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale. “Il MAECI assieme al CIHEAM di Bari sono impegnati da anni nel finanziare progetti di sviluppo non solo nella sponda sud del Mediterraneo e nei Balcani, ma anche nell’Africa sub Sahariana o in Medio ed Estremo Oriente. Progetti che sono basati non solo sulla sicurezza alimentare, ma anche sulla tradizione mediterranea come quello che, recentemente finanziato con un milione e mezzo di euro, porta in regioni come Albania e Libano una maggiore conoscenza della nostra alimentazione tradizionale come migliore garanzia per la nostra salute”.

La Puglia è pronta a fare la sua parte, ieri come oggi. Lo ha detto chiaramente il presidente della Fondazione de “L’Isola che non c’è”, il giornalista Franco Giuliano. “Crediamo che dal Sud e dalla Puglia si debba ripartire, non a caso aderiscono al nostro progetto ben 250 personalità del mondo della cultura, del giornalismo, dell’economia, delle università e delle istituzioni”, ha spiegato Giuliano, “e questo è il primo step di un progetto che proprio qualche mese fa lanciammo da questo Museo alla presenza del maestro Albano Carrisi, disposto a lavorare con noi sul fronte della cultura musicale. Partiamo dall’agricoltura perché se è vero che noi siamo quello che mangiamo, il livello di biodiversità che nel bacino del Mediterraneo siamo in grado di esprimere mostra anche il grado culturale di queste popolazioni”.

“Il nostro è un progetto di ricerca ed educazione che unisce il MArTA, il CIHEAM e la Fondazione de “L’Isola che non c’è”, nato grazie al protocollo d’intesa finalizzato a ristabilire valore non solo culturale ma anche economico lungo uno degli assett di sviluppo più importanti per le civiltà che sul Mediterraneo si affacciano: l’agricoltura e l’alimentazione”, ha detto Eva Degl’Innocenti, direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Taranto. “Lo dicono i reperti custoditi in questo Museo, ma anche l’iconografia che rimanda al tema dell’olio e del vino, una koinè culturale che accomuna tutti i popoli di questo bacino che a noi piace chiamare con il nome greco di mare, ovvero Pontos, mare che unisce e non divide”.

Prima di entrare nel vivo del dibattito, a cui hanno partecipato delegazioni provenienti da Albania, Egitto, Libano, Montenegro e Tunisia, durante il quale è stato presentato anche il progetto C.I.B.U.S. - “Cibo buono per tutti: uno “start” per l’Human Pole Puglia” (progetto sul nesso tra salute, nutrizione e agricoltura nella Regione mediterranea con un approfondimento dei comportamenti di consumo e delle abitudini alimentari dei pugliesi) - è intervenuto ai lavori anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.

“Abbiamo l’ambizione di fare della Puglia la casa dei paesi del Mediterraneo nell’ambito dell’Unione Europea”, ha detto Emiliano, “e speriamo che le intenzioni dichiarate dalla UE, frutto anche delle valutazioni sui temi dell’economia, dei trasporti, del raddoppio del canale di Suez, o delle crisi internazionali possano davvero trasformarsi nella dottrina che faccia del Mediterraneo il ponte in grado di irrompere nella scena della storia e cambiarne il verso. Per questo”, ha aggiunto, “abbiamo bisogno di rafforzare l’ospitalità per gli studenti, le collaborazioni con Università e aziende, o appuntamenti come questo, e ricominciare da Taranto, luogo fisico e riconoscibile per questo dialogo lungo secoli. Il prossimo appuntamento sono i Giochi del Mediterraneo del 2026 che si svolgeranno proprio in questa città”.


(aise)

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