Adeguamenti stipendiali dei contrattisti Maeci/ Lauriola (Confsal Unsa): la legge Ciprini rischia di rivelarsi una farsa
ROMA - “Pochi mesi ci separano dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale ufficiale della legge 62/2021 (Legge Ciprini) che, come noto, ha modificato la disciplina in materia di impiegati a contratto relativamente alle dinamiche dell’accrescimento retributivo, ma appare già lampante il rischio che la nuova legge sia soltanto un bell’orpello dalla complessa attuazione, di cui il nostro ordinamento appare pregno”. Lo dichiara in una nota Iris Lauriola, segretario nazionale della Confsal Unsa Esteri, il sindacato, ricorda, "maggiormente rappresentativo del MAECI e l’unico che detiene la piena rappresentanza dei lavoratori a contratto a legge locale”. “Abbiamo sostenuto con forza l’iter legislativo che ha condotto alla Legge 62 e nel contempo stiamo sollecitando in entrambe le Camere l’integrazione del capitolo di spesa recante le risorse per il riadeguamento stipendiale che, al momento, sembra essere avvolto da una coltre di mistero visto che l’Amministrazione continua ad elargire dati non chiari e talvolta in contrasto”, denuncia Lauriola. “Il ritardo e la fumosità che accompagnano la predisposizione della lista dei Paesi oggetto di riadeguamento, nonché il mancato coinvolgimento della nostra sigla sia nell’acquisizione dei dati a livello locale che nella definizione dei Paesi per cui vige priorità, peccano di illegittimità normativa e procedurale. Il modus operandi conferma un approccio approssimativo e grossolano alla tematica”. “Infatti – continua Lauriola – abbiamo appreso che le prime procedure di acquisizione e compilazione dei dati da parte delle Ambasciate nei Paesi che attendono un riadeguamento stipendiale da anni, stanno rivelando in maniera plateale e spregiudicata come la norma possa continuare ad essere vistosamente bypassata dal MAECI, malgrado la linearità della Legge 62 e la chiara enumerazione dei parametri di riferimento per la rideterminazione dell’ammontare retributivo. Le tabelle stipendiali riportanti dati non condivisi con le rappresentanze sindacali, le richieste di riadeguamento applicate in una sola sede estera anziché all’intero Paese di servizio, le esclusioni di Paesi per mere ragioni di opportunità finanziaria malgrado i dettami della norma, sono solo gli esempi più eloquenti di un’anomalia amministrativa su cui urge intervenire con ogni mezzo”. “Il rammarico, la perplessità ed il senso di sfiducia – conclude Lauriola – la fanno da padrona, e siamo pronti ad attivare la via politico-parlamentare per gettare un faro su quanto di incomprensibile si sta consumando ai danni dei nostri lavoratori, in una stagione notoriamente complessa per le nostre sedi estere”. (aise)
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